L’adattamento teatrale Guerre, scritto, diretto e interpretato da Ivan Festa, è tratto da Céline, scrittore francese scomodissimo
La prima cosa che ci viene in mente è che portare in scena Céline equivale a lanciare una sfida provocatoria, destinandola a un pubblico che in tempi di pensiero unico potrebbe essere perfino difficile da ingaggiare, sia come sfida che come provocazione. È utile ricordare che il francese Louis Ferdinand Destouches (1894-1961), in arte Louis Ferdinand Céline, pur essendo uno dei massimi scrittori del Novecento, più e più volte è stato pubblicato e poi subito ritirato dal mercato.
Ivan Festa in questi nostri giorni, non proprio pacifici e sereni, ha deciso tuttavia di rappresentare a teatro Guerre, tratto dal romanzo Guerra di Céline apparso in Francia solo nel 2022, dopo anni di oblio e mistero sulla fine che avesse fatto questo materiale, facente parte di alcuni inediti trafugati nel 1944 dall’abitazione di Céline e ricomparsi più di settant’anni dopo la sua morte.

Fonte: Ufficio stampa di “Guerre”
Ivan Festa ha curato adattamento e riduzione del testo e lo interpreta in prima assoluta al teatro Ar.Ma. di Roma fino al 23 marzo.
Soffermiamoci brevemente su Céline. Sommariamente definito un anarchico di estrema destra, Céline si espresse con toni antisemiti in alcuni pamphlet pubblicati sul finire degli anni Trenta. Nel 1944 fu accusato di collaborazionismo con il governo di Vichy (controllato dai nazisti), cosa che lo costrinse a fuggire in Danimarca attraverso la Germania, per tornare in Francia soltanto nel 1951, quando fu prosciolto dalle accuse.
Morì il 1° luglio del 1961, quando stava terminando Rigodon. I famigliari tennero riservata la notizia della sua scomparsa e il 4 luglio Céline venne sepolto quasi clandestinamente nel cimitero di Meudon, nell’Hauts de Seine, e non certo al Père Lachaise di Parigi dove sono conservate le spoglie di tutti i più grandi letterati francesi.
Collaborazionista filonazista o provocatore visionario? Oppure un individuo profondamente deluso che, divenuto cinico, non credeva assolutamente più a nulla? Non lo sappiamo, bisognerebbe avere studiato tutte le opere di Céline, fatto sta che la sua vita si rivelò un penoso martirio fra le orribili trincee di mezza Europa e le colonie in Africa, dove Céline subì gravi menomazioni fisiche e conseguenti malattie. Pur essendo un medico, si espose da combattente alla guerra di trincea per vivere la storia in prima persona e così la grande guerra non gli risparmiò né le atrocità, né le sofferenze.
Andando a teatro a vedere Guerre, lo spettacolo di Ivan Festa, preparatevi a essere inghiottiti nel buio completo, che fra una scena e l’altra (illuminata) vi lascerà il tempo per pensare. Ivan Festa, come fa d’abitudine nei suoi lavori teatrali, è sempre scalzo: dice che con i piedi nudi trova le radici del suo equilibrio con la terra. In scena è da solo e l’unico arredo è una divisa militare appoggiata a un sostegno. Recita da solo, aveva spiegato in una intervista, perché desidera che la sua parola arrivi e dialoghi con gli spettatori e non con gli altri attori in scena. Secondo noi, però, potrebbe anche essere una scelta quasi obbligata.

Fonte: Ufficio stampa di “Guerre”
Quello che non vedrete? Non vedrete scene di guerra, per fortuna, ma assisterete a ciò che la guerra provoca in un individuo, ovvero quello che la guerra cambia nel suo cervello, dove la compassione per se stessi o per chiunque altro non trovano più cittadinanza, perché prevale l’arte di arrangiarsi, di rubare l’occasione (non importa se amorale) per sfangarsela, accettando che se le cose vanno a rotoli è perché dovevano andare così. Questo è il racconto di cosa capita in un ospedale da campo a un soldato gravemente ferito, attorniato da tanti altri personaggi, dall’infermiera caritatevole, e forse anche viziosa, che si fa complice degli infermi per vivere qualche attimo carnalmente appagante, fossero pure questi degenti mezzi moribondi. E così via, il protagonista racconta, scena per scena, intervallata da stacchi di buio fitto, di altri tipi umani in tempi di guerra, prostitute e militari, con i loro rapporti mercenari e gli pseudo matrimoni di convenienza.
La seconda cosa che abbiamo pensato, all’inizio dello spettacolo, è che si stesse rappresentando un testo di Charles Bukowski (1920-1994), dato l’impiego di un linguaggio che intercala una prosa forbita con parolacce ed espressioni sessualmente spinte, sebbene di uso comune. In effetti la prosa letteraria di Céline è anche questo, una miscela schietta e spregiudicata di parole e frasi prese dall’argot dei bassifondi d’ogni risma (e delle trincee) mescolate con sapienza eclettica. Quello che si sa è che lo scrittore americano Bukowski s’interessò molto ai romanzi di Céline e scrisse perfino un racconto intitolato Svastica.
A noi Ivan Festa (53 anni) è sembrato un cercatore di perle, anche di quelle nere, che sono le più rare, ma esistono. Nella sua carriera artistica ha affrontato testi di Pinter, Kafka, Cechov, Pirandello e Crimp. Nel 2024 ha riportato in tour lo spettacolo Pasolini a Villa Ada, un monologo sul rapporto personale di amicizia tra lo scrittore e poeta Giorgio Manacorda e Pier Paolo Pasolini.
Daniela Binello

Fonte: Ufficio stampa di “Guerre”
Info: fino al 23 marzo 2025 all’Ar.Ma Teatro
via Ruggero da Lauria 22 – Roma
venerdì e sabato ore 21; domenica ore 18