Un thriller non proprio riuscito che risulta estremamente caotico e mal sceneggiato

Sulla piattaforma streaming di Prime Video è uscito un nuovo film con protagonista Nicole Kidman, attrice che sembra ormai essere tornata sulla cresta dell’onda dopo il tanto discusso Baby Girl, presentato all’ultimo Festival del Cinema di Venezia. La pellicola in questione si intitola Holland e si tratta di un thriller diretto da Mimi Cave. Nel cast anche Gael Garcia Bernal e Matthew Macfadyen. Un thriller non proprio riuscito quello distribuito da Prime Video, che risulta estremamente caotico e mal sceneggiato.

Nancy Vandergroot è un insegnante che vive una vita da cartolina, insieme al marito e al figlio, in Michigan, nella pittoresca Holland, piena di tulipani. Nancy e un suo collega svelano un segreto, e scoprono che nulla nelle loro vite è come sembra. L’incipit e la sinossi del film risultano accattivanti e interessanti, in un paradiso in terra come quello di Holland, Michigan, una donna si ritrova in mezzo ad un mistero che coinvolge proprio suo marito, l’uomo che ama e che crede di conoscere a fondo. Ciò che rende caotica la pellicola è un’incapacità della scrittura di cambiare genere e atmosfera in maniera fluida. In Holland si uniscono thriller, onirico, romantico, mistero, fino ad arrivare a delle vere e proprie sequenze horror.

Fonte: X

Spesso l’ibridazione di generi ha restituito al pubblico pellicole magistrali, basti pensare al Maestro David Lynch ad esempio. Qui, invece, il passaggio pare privo di armonia, caotico e confuso e trascina lo spettatore in un abisso di incomprensione, che scatena come conseguenza logica e naturale la noia. Dopo circa i primi trenta minuti di visione, si prova un distacco tale dal film che è impossibile capire cosa stia succedendo. La storia, non del tutto originale, con il classico contrasto tra “vita perfetta” e “segreti inconfessabili”, poteva funzionare con qualche accorgimento di sviluppo.

Nicole Kidman interpreta Nancy, una donna, moglie e madre all’apparenza perfetta, che però non si è mai sentita a suo agio nella comunità, se non fosse stato per suo marito Fred. La situazione degenera quando pare evidente che Fred stia nascondendo qualcosa di molto importante alla moglie. Questo aspetto, che poteva risultare intrigante e accattivante, non viene gestito al meglio sia in scrittura che in messa in scena. La regista decide di rappresentare il malessere e l’incertezza di Nancy attraverso delle sequenze oniriche che poco si confanno all’atmosfera generale e che, dunque, cozzano e disturbano l’intera visione. Vi sono anche diversi elementi inseriti all’interno del film che paiono avere uno scopo ma che poi si rivelano totalmente un contorno sterile. Tra questi, ad esempio, il modellino che Fred sta costruendo insieme ad Harry, che lascia un senso di vuoto nello spettatore nel momento in cui non ottiene un ruolo e uno scopo significativo.

Holland si trasforma successivamente in una goffa indagine da parte di Nancy e Dave, con l’obiettivo di scoprire cosa stia realmente architettando Fred, sconfinando nel thriller ma in maniera non del tutto netta. Si ha come la sensazione che il film provi a varcare numerose soglie, ma sempre con l’incertezza di chi non ha ben chiaro cosa e come lo vuole raccontare. Per questo motivo si inseriscono nella narrazione numerose sequenze aggiuntive che non restituiscono nulla alla storia principale, ma hanno il solo effetto di confondere e interdire lo spettatore. Holland possiede, tuttavia, delle note positive, che si rifanno in particolare agli aspetti tecnici della pellicola. La fotografia patinata e luminosa che stride con il thriller rende un senso di straniamento che è tipico del genere e che risulta disturbante al punto giusto.

Anche il cast è profondamente nella parte e dimostra ottime capacità attoriali, nonostante anche qui emergano problemi a livello di scrittura dei singoli personaggi, che risultano essere macchiette non ben approfondite e atte solamente a svolgere e rappresentare un ruolo. La conseguenza di questo tipo di sceneggiatura è l’impossibilità del pubblico di immedesimarsi nei personaggi e, dunque, di entrare in empatia con loro. L’obiettivo di una pellicola deve quasi sempre essere quello di far entrare coloro che la guardano nella storia, nell’atmosfera, quasi come fossero anche loro delle comparse accanto agli attori principali o i protagonisti stessi. Holland fallisce miseramente in questo proposito, riuscendo, al contrario, a distanziare maggiormente lo spettatore e creando un divario incolmabile che verrà protratto fino ai titoli di coda.

La regista Mimi Cave e lo sceneggiatore Andrew Sodroski non sono riusciti a trasmettere nulla durante la visione. Se l’incipit poteva essere accattivante, tutto lo sviluppo successivo rovina l’atmosfera e trasforma il film in un enorme calderone in cui vengono lanciati elementi e situazioni, senza una logica e uno scopo preciso.

Un’occasione mal gestita che porta, purtroppo, ad una storia incompleta e caotica e che non soddisfa affatto lo spettatore. Holland possiede più difetti che pregi ed è il classico esempio per il quale, a volte “less is more”, ovvero meno elementi, meno sottotrame e meno fronzoli avrebbero sicuramente giovato alla visione.

Un esperimento mal riuscito quello di Prime Video, che ha deluso gran parte della critica e che non rende giustizia né alle capacità di Nicole Kidman, né a quelle di Gael Garcia Bernal.

Laura Maddalozzo

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