TV, radio, editoria, l’azione imprenditoriale di Berlusconi, ha sempre sposato questo approccio. L’importante è varcare la soglia di quel giardino, per scoprire che ognuno di noi può coltivare un Berlusconi.

La morte di Silvio Berlusconi è stata un evento che ha monopolizzato l’attenzione mediatica e mosso un dibattito sulla persona, sull’uomo, ancor prima che su ciò che ha rappresentato. Politico, imprenditore, padre e protagonista di oltre 30 anni di storia del nostro Paese, su Berlusconi si sono addensate luci e tante ombre. Resta però il berlusconismo, una visione, un pensiero, una cultura nata da una caratteristica strategica che fu alla base del suo successo.

La strategia del giardino incantato, ovvero una dimensione narrativa, ma anche organizzativa, dove i personaggi possono appartenere, svolgere e sviluppare le proprie attività, liberamente, ma all’interno di un perimetro ben delineato. Lo proclama, lo rivendica: lui è un liberale e come tale sostiene la centralità dell’autonomia del singolo individuo e la sua libertà viene considerata primaria.

Vizi, virtù, gioie, dolori, sesso, nudità, violenza e volgarità, premi e punizioni, possono essere un patrimonio di tutti, condiviso, all’interno di una grande realtà in cui, la libertà è tutelata dal luogo in cui la si può esercitare.

Le tv, le radio, l’editoria, l’azione imprenditoriale di Silvio Berlusconi, ha sempre sposato questo approccio, mostrandosi inclusivo, aperto. L’importante è varcare la soglia di quel giardino, per scoprire che, nel profondo, ognuno di noi può coltivare un Berlusconi. Il potere, la ricchezza, il sesso, fanno parte di un concetto di libertà ampio, ambito, invidiabile, che viene prima di tutto e di tutti.

Fonte: UpGo Plus – UpGo.news

Così le trasmissioni di Berlusconi non parlano a chi la pensa come lui, ma a chi lo potrà comprendere. Non al tifoso milanista, ma al tifoso in generale. Così le reti Mediaset si sforzano per l’ottenimento di diritti tv, parlano di Milan quanto, e forse meno, di Juve, Inter e altre squadre. Non ad imprenditori, liberi professionisti e ceti avanzati, ma a fasce deboli e classe media. La tv commerciale e i suoi format sdoganano le libertà di essere ciò che nel profondo si desidera essere. Nascono le veline, i quiz show, i talent e reality e Mediaset è pronta ad acquisirne diritti e format.

Nasce l’informazione sandwich, in cui la notizia che si vuole nascondere viene compressa tra due informazioni a cui si conferisce sensazionalismo. La logica è sempre quella, combattere un nemico unico, il comunismo e la magistratura, e convincere quanta più gente possibile che quel nemico sia lo stesso di chiunque voglia mettere in primis le proprie libertà. Meno Stato, più libero mercato. Meno limiti, più ambizioni.

È l’eden americano, nulla di nuovo. Berlusconi ha avuto solo la possibilità di riprodurre il sogno a stelle e strisce in un continuo gioco di simulazione, il berlusconismo. Il calcio, le donne, il potere, il denaro, la politica, non c’è un tema dove non agisca sapendo di toccare le sensibilità, gli argomenti, le emozioni dell’italiano medio che per questo lo difende, lo sostiene, allertando, chi comprende quale sia la strategia, a prenderne le distanze, o a fare un passo in più ed entrare.

“Non mi fa paura il Berlusconi in sé, ma il Berlusconi in me”, concetto espresso da Gian Piero Alloisio, attribuito poi al più noto Giorgio Gaber, racchiude perfettamente la logica del giardino incantato, dove si entra coltivando in sé stessi una visione spudorata, quanto stereotipata, liberale quanto libertina.

Barzellette e solennità, luoghi comuni e standard irraggiungibili, uomo da bar e figura di riferimento internazionale. Finisce con l’affascinare anche e soprattutto le donne, soggette ad una commercializzazione camuffata da parità di genere, ambizioni da quota rosa. Meteorine, letterine, sono solo alcuni stati intermedi per poi indossare tacchi, tailleur e camice bianche scollate per accedere in Parlamento e non solo.

È la macro-strategia di un pensiero liberale, confluito negli schemi del neoliberismo, dove puoi essere ciò che vuoi perché vorresti essere come lui, come quelli là che sono in quel giardino, a costo di rate, debiti, illeciti, frustrazioni che derivano dalla cura dei propri interessi, del proprio apparire, prima che dell’essere, e del proprio equilibrio, della propria armonia.

È stato il miglior interprete italiano di una tendenza globale di tutti i Paesi occidentali, ecco perché morto Berlusconi resta il berlusconismo.

È il giardino segreto, ed in fondo, è il posto in cui tutti vorrebbero stare, anche se si ha paura ad ammetterlo.

Alberto Siculella

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