Violenti scontri sulla Spianata delle Moschee; ed il governo israeliano è sull’orlo di una crisi
Dopo la crisi risalente al maggio scorso, il conflitto israelo-palestinese era completamente uscito dai radar dell’opinione pubblica, stravolta di recente soprattutto dalla guerra in Ucraina. Ma proprio in questi giorni la situazione attorno alla città di Gerusalemme sembra tornata ad essere molto critica, o almeno più di quanto lo sia di norma.
A riaccendere le tensioni ha sicuramente contribuito la singolare coincidenza (che non si verificava dal 1991) per la quale i giorni della Pasqua cristiana si sovrappongono alla settimana della Pasqua ebraica, ed entrambe queste festività si celebrano nel mese sacro per i musulmani, il Ramadan.
Nei giorni scorsi si sono infatti verificati numerosi scontri tra manifestanti palestinesi e polizia israeliana sulla Spianata delle Moschee. Alla base di essi sembra esserci una marcia organizzata da giovani palestinesi proprio in quella zona, con tanto di bandiere di Hamas e raccolta di sassi. Questa doveva essere la risposta alla voce di un sacrificio rituale da compiersi da parte di un’organizzazione ebraica in occasione della Pasqua.
I poliziotti si sono trovati, dunque, costretti ad intervenire per evitare il lancio di pietre sui già presenti fedeli ebrei in preghiera nel Muro del Pianto. Il bilancio dei feriti è piuttosto alto, e vede coinvolti 150 manifestanti e tre poliziotti, a fronte di circa 350 individui arrestati dalle forze di sicurezza.
Anche lo stesso giorno di Pasqua ha visto protagonisti gravi incedenti sempre nell’area circostante il Monte del Tempio. Alcuni manifestanti palestinesi hanno difatti scagliato sassi contro un pullman che trasportava visitatori ebrei sul luogo, ferendone cinque. L’intento era dunque quello di impedire la visita dei fedeli ebrei nella Spianata (dove essi non possono fermarsi a pregare); la polizia è intervenuta nuovamente e attraverso altri arresti è riuscita a preservare la zona ed a garantire la piena libertà di culto.
Il clima decisamente acceso di questi giorni potrebbe avere gravi ripercussioni politiche nello stato di Israele. Una crisi si era già aperta ad inizio aprile, quando Idit Silman, deputata della destra nazionalista, aveva scelto di passare all’opposizione in seguito a numerose divergenze con gli alleati di maggioranza.
In seguito agli scontri di piazza però, la Lista Araba Unita, primo partito arabo a sedere nel parlamento israeliano ha, infatti, sospeso la propria partecipazione alla larga coalizione di governo, composta tanto dai partiti di sinistra quanto da quelli di destra.
Per il momento tale decisione non ha avuto notevoli conseguenze, dato che le sedute parlamentari sono sospese fino all’8 maggio.
Qualora però Ra’am confermasse la sua scelta, l’opposizione guadagnerebbe la maggioranza nella Knesset (64 su 120) e l’attuale governo si troverebbe sull’orlo di una crisi.
Giulio Picchia