Paura tra i residenti di via Cardinal De Luca (quartiere Flaminio) per via di una quantità d’acqua nel sottosuolo preoccupante

C’è timore fra i residenti di via Cardinal De Luca, in zona Flaminio, per la costruzione di un palazzo che sembra destare seri problemi. L’area dei cantieri, un tempo di proprietà dell’ATAC, è oggi di una società milanese, la ‘Mamiris Srl’, che ha acquistato il terreno in un’asta. Secondo quanto si apprende, l’edificio dovrebbe contenere due piani di box sotterranei ma “non ci sono ancora i permessi a costruire, come confermato dalla Soprintendenza archeologica”, ha spiegato il Presidente del Comitato ‘Belle Arti-Flaminio’ Antonio Manca Graziadei.

Fonte: Corriere della Sera

Sembra, infatti, che proprio in quel punto vi siano reperti archeologici di notevole importanza risalenti all’epoca romana. Lo stesso Graziadei ha illustrato come tali scavi avrebbero dovuto seguire il sistema cosiddetto “a gradoni” al fine di non rovinare il patrimonio ivi presente ma tale scelta è stata modificata successivamente. “Era prevista la realizzazione di trincee a 7,30 metri. In realtà le cosiddette ‘berlinesi’ di pali sarebbero collocate a 19 metri, il che lascia presupporre che si stiano gettando le basi per una futura edificazione dell’area», ha detto il Presidente Graziadei

Il problema, dunque, può riassumersi al grido di “Fermate quegli scavi in via Cardinal De Luca 7. Vanno tutelati i reperti emersi e garantita la sicurezza dell’intera area”, come riportato nell’esposto che il Comitato bene comune Belle Arti-Flaminio ha inviato alla Soprintendenza capitolina archeologica e a quella ai Beni culturali, al Municipio II, alla Procura della Repubblica e ai Carabinieri Tutela patrimonio culturale.

Tornando indietro nel tempo, nel 2005, lo stabile sito al civico 22 della sopra indicata via, venne evacuato proprio per il rischio di un crollo. I residenti furono costretti a rimanere lontano dalle proprie abitazioni per ben tre mesi, tempo di durata dei lavori di consolidamento. Il Presidente del Comitato ha reso noto che “la situazione resta delicata dal momento che quella di cui si parla è una zona edificata su terra di riporto e in cui è presente acqua nel sottosuolo. Appaiono evidenti vari profili di incompatibilità delle iniziative intraprese dalla ‘Mamiris’ con le esigenze di tutela e conservazione dei beni culturali e di salvaguardia degli immobili circostanti”.

Non solo il Presidente ma anche i condomini dello stabile accanto all’area interessata hanno raccontato la situazione pericolo, come riportato nell’estratto del Tg3 Lazio:

Che fare allora? A dare una risposta è sempre Graziadei: “Siamo disposti a ricomprarlo noi, come cittadini e come componenti del Comitato e destinarlo ad area verde, con giochi per i bambini, panchine per gli anziani e anche un orto urbano. Perché diventi uno spazio dedicato al quartiere e un luogo di aggregazione per i residenti”.

Auguriamoci che il buon senso e la sicurezza prevalga sugli interessi economici che, troppo spesso, asfaltano quei principi di civiltà che siamo tutti tenuti a rispettare.

Stefano Boeris

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