Non bisogna cadere nella trappola del genitore “amico” incapace di creare un dialogo costruttivo

Ho sempre pensato a quanto sono fortunato ad avere un figlio e a quanta energia ha aggiunto nella mia vita. Mi sono chiesto spesso se tanti obiettivi raggiunti sarebbero stati possibili senza di lui. All’inizio di un percorso di lavoro un figlio piccolo ti moltiplica all’inverosimile quella entusiasmante “voglia di farcela”, di costruire, di andare avanti comunque, di non mollare mai…

Quando nella crescita di entrambi il rapporto cambia, nel mio caso si è consolidato, non bisogna avere paura di sbagliare a dare un consiglio. Il confronto diventa essenziale perché una maggiore maturità di entrambi se ben canalizzata può evitare decisioni sbagliate. Non bisogna però cadere nella trappola del genitore “amico” che non si impegna in un dialogo costruttivo.

Fonte: Profemina

Più facile dire di sì certamente, ma, nel contesto estremamente complicato in cui viviamo, un figlio ha bisogno di qualcuno saggio, ma anche determinato su un terreno di confronto. I figli di genitori separati scontano sicuramente assenze soprattutto dei padri che ne condizionano le linee caratteriali. La conseguenza è che quasi sempre arrivano ad un bivio: ne esci rafforzato perché hai dovuto “cavartela da solo” oppure acquisisci grandi insicurezze che condizionano in futuro le tue scelte.

Nei paesi del nord d’Europa, da sempre considerati più emancipati, i figli cercano e raggiungono molto prima dei nostri un’indipendenza psicologica ed economica. Il rischio è una componente non contemplata in un’Italia ancora antica e ancora troppo protettiva verso le nuove generazioni. Un ragazzo italiano che va a lavorare all’estero ancora spaventa!

Questo pensare feudale non aiuta la modernizzazione del nostro Paese. Chi ha il coraggio e la grinta per andare a cercare nuove esperienze professionali fuori dalla propria zona di sicurezza familiare contribuirà al suo ritorno a farci crescere tutti!

Raimondo Astarita

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