Breve profilo storico dell’imprenditore sudafricano divenuto uno dei due uomini più ricchi del mondo
Macchine elettriche, blockchain, intelligenza artificiale e esplorazione dello spazio. Nessuno incarna le aspirazioni del nuovo capitalismo come il miliardario sudafricano. Benché non venga certo da una famiglia disagiata (suo padre era promotore immobiliare e sua madre una nota modella), Elon Musk potrebbe definirsi un self-made man.
A 10 anni scriveva programmi informatici e il suo primo gruzzoletto gli derivò dalla vendita di Paypal, impresa a cui aveva dedicato gran parte della sua carriera iniziale e in cui deteneva circa il 10%. Musk reinvestì i ricavi della vendita in SpaceX, la società aerospaziale che, adesso, fa affari con la NASA, e in Tesla, attualmente la casa automobilistica con la più alta capitalizzazione al mondo, che forse passerà alla storia come la bolla finanziaria più grande di sempre.
Comunicatore scaltro, Musk ha saputo imbrigliare il potere dei social e accattivarsi la simpatia delle nuove generazioni. Fece scalpore nel 2018 quando, nel corso di una trasmissione radiofonica, si accese una canna in diretta.
Fonte: People
Con circa 157 milioni di followers, il suo profilo Twitter, di cui è da pochi mesi il proprietario, con un’operazione di rebranding rinominato X, è divenuto una sorta di oracolo di Delfi nella comunità finanziaria. Un meme o un commento sarcastico postato dal suo profilo possono far fluttuare i valori di borsa considerevolmente e fare le buone e le cattive sorti di imprese con migliaia di dipendenti.
I chiaroscuri non mancano, certamente. Da qualche anno a questa parte, Musk ha investito i propri sforzi comunicativi per pompare l’andamento di criptomonete, in primis Bitcoin e il meno conosciuto Dogecoin. A gennaio 2021, per esempio, il prezzo del Bitcoin schizzò del 20% dopo che Musk lo menzionò nella propria bio. Tutto in regola, se non fosse che nel frattempo Tesla ha investito oltre un miliardo di dollari in Bitcoin e dichiarato che accetterà pagamenti nella criptovaluta.
La coincidenza ha spinto molti a sollevare dubbi sulla buona fede di Musk. Starà forse approfittando del proprio ascendente sui piccoli investitori per influenzare il corso del Bitcoin e delle altre criptovalute in proprio favore? Del resto, lui stesso si definisce cash-poor, ovvero povero di liquidità.
La maggior parte della sua immensa ricchezza è immobilizzata sotto forma di azioni Tesla, un’impresa, ricordiamolo, che di macchine ne vende poche e di dividendi ne paga ancora meno. L’ipotesi che abbia voluto racimolare qualche “spicciolo” tramite questo sofisticato gioco di specchi sarebbe in perfetta coerenza col personaggio.
Queste, ovviamente, restano speculazioni (perdonate il gioco di parole), dato che nessuno sa veramente se e quanto Musk ha investito in criptovalute. Quello che è certo, invece, è che la distribuzione di criptomonete si contraddistingue per alti tassi di concentrazione nelle mani di pochi, ricchi investitori, e che tale concentrazione fornisce i mezzi di manipolare l’andamento del prezzo manipolando domanda e offerta.
Vale la pena ricordare che nel 2018 Musk ricevette un’ammenda multimilionaria dai regolatori americani per aver suppostamente manipolato il prezzo di Tesla fuorviando gli investitori con un Tweet.
Alberto Fioretti