Diego Armando Maradona: l’ascesa di una leggenda
Diego Armando Maradona, noto come “El Pibe De Oro”, è una delle figure più iconiche nella storia del calcio. Nato il 30 ottobre 1960 a Villa Fiorito, un quartiere povero, in una zona malfamata ed intrisa di criminalità, dove le case sono ristrette nella loro essenzialità, dove regna l’emarginazione, il disordine e l’abbandono totale nella strada di Azmar, estrema periferia di Buenos Aires. Maradona, da quelle strade, diventa la rivoluzione e la pietra miliare del calcio, un simbolo di identità ed appartenenza. È riuscito ad estirpare le sue emozioni da Villa Fiorito ed a radicarle con le sue abilità verso gli stadi più importanti di tutto il mondo.
Maradona ha iniziato la sua carriera professionistica con l’Argentinos Juniores, dove ha giocato dal 1976 al 1981, segnando 115 gol in 167 partite. Successivamente si è trasferito al Boca Juniors, uno dei club più prestigiosi dell’Argentina, squadra con cui ha vinto il campionato nel 1981.
Nel 1982, Maradona si è trasferito in Europa, firmando con il Barcellona. Nonostante alcune difficoltà, è riuscito a vincere la Coppa del Re nel 1983. Tuttavia, è stato il suo trasferimento al Napoli nel 1984 che ha segnato una svolta decisiva nella sua carriera. Diego Armando Maradona, piccolo, occhi e riccioli neri, faccia impudente, sottratto al Barcellona dalla tenacia di Antonio Juliano, allora dirigente della squadra partenopea, portò al primo scudetto della storia azzurra. Con Diego, Napoli al centro dell’universo.
Maradona è diventato una leggenda a Napoli, trasformando una squadra che lottava per la sopravvivenza in Serie A in una potenza del calcio italiano. Durante il suo periodo a Napoli (1984-1991), ha vinto due Scudetti, una Coppa Italia e una Coppa UEFA (1989). Maradona ha segnato 81 gol in 188 partite di campionato per il Napoli. Il pomeriggio del 4 luglio 1984, Maradona fu accolto al San Paolo da una folla entusiasta e da uno striscione lungo 20 metri che lo definiva “stella più splendente” del cielo di Napoli; lo scugnizzo apparve calciando un pallone verso la Curva A, “buonasera napolitani”.
Fonte: GQ Italia
Maradona ha anche brillato a livello internazionale, traghettando l’Argentina alla vittoria nella Coppa del Mondo del 1986 in Messico. Il torneo è diventato famoso per il suo gol la “Mano de Dios”, diventato l’emblema del calcio mondiale, contro l’Inghilterra nei quarti di finale; al sesto minuto del secondo tempo il risultato era ancora sullo zero a zero, quando Steve Hodge alzò erroneamente una carambola all’interno dell’area di rigore. Il portiere inglese, Peter Shilton, tentò di far propria la sfera, grazie alla sua altezza di 185 cm, ma Maradona sebbene fosse più basso di 20 centimetri, deviò il pallone con il braccio e la palla finì in rete. L’arbitro non si accorse del fallo e convalidò subito il gol. Maradona, in seguito, rivelò di aver convinto i compagni che erano restati in un primo momento fermi, a festeggiare assieme a lui la rete dicendo “Venite ad abbracciarmi o l’arbitro non la convaliderà”. Appena quattro minuti dopo la “Mano de Dios”, Maradona segnò il secondo gol dell’incontro, considerato uno dei migliori gol nella storia del calcio (votato nel 2002 come Gol del secolo).
In questo mese, esattamente il 25 novembre, si ha la ricorrenza della sua morte avvenuta nel 2020 per una crisi cardio-respiratoria. I tribunali hanno convalidato l’avvio di un processo nei confronti dell’équipe medica che aveva in cura l’icona del calcio argentino. Tra i professionisti indagati figurano il medico curante di Maradona, uno psichiatra ed uno psicologo.
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Maradona non è stato solo un calciatore eccezionale, ma anche un simbolo di speranza e orgoglio per molte persone. Con lui prendeva forma l’adrenalina e la competizione. Maradona è il simbolo del temperamento vivace argentino misto alla passionalità di un’Italia e di una casa napoletana che scuoteva gli animi di tutto il mondo. I luoghi in cui passava e abitava li trasformava in strade di stupore. Talvolta è l’intreccio di espressioni e di coinvolgimenti differenti: alcuni lo considerano il padre del calcio, altri ancora simbolo di quartieri, altri lo idolatrano come se fosse un Dio. la sua capacità di superare le avversità e di eccellere sul campo ha ispirato generazioni di tifosi e giovani sognatori.
Maria Sole Capone