Usa, Francia e Russia sono i primi tre esportatori di armamenti nel mondo. La quota destinata alla difesa per i paesi della Nato è il 2% del Pil, ma l’Alleanza fa notare che non tutti i membri lo raggiungono
L’ex primo ministro norvegese Jens Stoltenberg, attuale Segretario generale dell’Alleanza Atlantica“quasi uscente” (il suo mandato, che prese inizio nel 2014, fu prorogato eccezionalmente fino al 1° ottobre 2024) parlando all’Atlantic Council di Helsinki lo scorso 6 giugno ha sottolineato che l’Europa deve prendere in considerazione l’idea di sviluppare una propria capacità militare complementare alla Nato. La creazione di un esercito europeo, qualora si realizzi davvero – circostanza al momento abbastanza improbabile – non dovrà indebolire la concezione della Nato. Questo il senso delle parole del Segretario: “Ogni tentativo di indebolire il legame transatlantico indebolisce non solo la Nato, ma anche l’Europa”.
Jens Stoltenberg, Segretario generale della Nato fino al 1° ottobre 2024 – Fonte: ANSA
Precursore di questo tipo di dibattito europeo è stato il presidente francese Emmanuel Macron che di recente ha riproposto la questione dell’integrazione delle armi nucleari francesi per la difesa europea. La Francia, come sappiamo, è l’unico membro dell’Unione Europea a possedere armi nucleari (ne ha anche il Regno Unito, ma non è più nell’Ue). Macron è stato molto esplicito. Puntualizzando che il concetto di difesa europea dovrà includere sistemi come scudi antimissile e una politica nucleare condivisa, ha lasciato intendere che la difesa militare europea dovrà vivere di vita propria. Contro il protagonismo presidenziale di Macron, in tempi di campagna elettorale per le europee, non sono di certo mancate le critiche, l’argomentazione però è significativa perché il tema della difesa comune, con l’istituzione di forze armate europee, è nuovamente tornato alla ribalta.
Macron-Napoleone in una vignetta di Dagospia
Chiediamoci perché. Da un lato, sono in molti a temere che le elezioni di novembre negli States possano comportare un certo disimpegno della Casa Bianca nel continuare a fornire supporto a Kiev (e Zelensky lo sa) per dedicarsi con più attenzione all’Indopacifico. Se così dovesse accadere saremmo noi europei a dover riempire il buco del mancato supporto americano nei confronti dell’Ucraina e sarebbe un gran bel pasticcio non solo per l’Ucraina, ma anche per il vecchio continente. Che fare allora? Ecco, quindi, che dopo la “sveglia” data da Macron, il tema della difesa militare europea è tornato in auge, persino in Italia, quando durante la campagna elettorale per le europee quasi tutti i leader ne hanno discettato, chi più chi meno.
Il dilemma europeo di avere un suo esercito comune, non complementare alla Nato, non è affatto recente. Ad esempio, nel 1966, Parigi decise di congedarsi dal Comando militare integrato della Nato a causa di divergenze di vedute con Washington circa il ruolo dell’Alleanza Atlantica nella difesa europea e l’impiego del deterrente nucleare. Nel 2009 la Francia rientrò all’ovile, ma di fatto, ogni qual volta l’Europa si trova a fronteggiare crisi internazionali l’argomento torna alla ribalta e succede quasi sempre per dirigismo autoreferenziale da parte di Parigi.
Come abbiamo visto, oggi il Segretario generale della Nato riafferma il ruolo dell’Alleanza dicendo chiaramente agli europei che gli Stati Uniti non potranno mai accettare un’Europa militarmente autonoma, ovvero sganciata dalla leadership americana che decide. Al momento, quindi, la difesa dell’Europa è saldamente nelle mani della Nato e il legame transatlantico non può essere indebolito, tuttavia, in futuro potrebbe non essere così, in particolare se le presidenziali americane di novembre le vincerà Donald Trump.
Nel frattempo? Macron cerca di mettere “le chapeau” sulla creazione di una difesa militare europea. Con le bombe nucleari che possiede solo lui e con il boom di esportazioni di armi francesi vista la corsa al riarmo: Parigi con il +47% di vendite di armi ha superato per la prima volta Mosca, che scala così al terzo posto della tripletta dei maggiori esportatori di armi nel mondo Usa, Francia e Russia.
Daniela BLU