Appare fin troppo facile puntare l’indice contro le piattaforme virtuali ma prima dei Social vi sono attori che hanno colpe ben più grandi: genitori ed insegnanti
Il ricorso fatto dai genitori per via della bocciatura a seguito del comportamento delinquenziale del proprio figlio verso l’insegnante, il nove in condotta malgrado l’azione vergognosa ai danni della professoressa e l’incidente di Casal Palocco in cui ha perso la vita un bambino di cinque anni. Questi tre episodi, apparentemente scollegati (i primi due col terzo) sono, in vero, fusi tra loro e rappresentano il tipo di società malata di cui tutti facciamo parte.
Ogni singola storia ha smosso l’opinione pubblica ed anche noi cercheremo di analizzarne l’aspetto drammatico.
La prima situazione richiama alla memoria l’episodio del sedicenne di Abbiategrasso che, qualche tempo fa, aveva accoltellato la professoressa per poi infliggersi dei tagli e che, giustamente, non è stato ammesso all’anno successivo. La famiglia del giovane, supportata dalla figura di un Legale, ha provveduto a fare ricorso per annullare tale decisione, adducendo che il proprio “figlioletto” non meritava una così grave punizione poiché i suoi voti erano più che buoni, eccezion fatta per l’insufficienza in Storia (materia dell’insegnante ferita). Un misero tentativo di aggrapparsi sugli specchi, senza contare che la Scuola non è fatta solo di voti e materie ma anche (e soprattutto) di comportamenti che pesano come e più delle interrogazioni.
Il secondo episodio, avvenuto sempre in un istituto scolastico questa volta a Rovigo, ha visto la promozione con un bel nove in condotta degli autori che, ad ottobre scorso, si sono presentati in aula con una pistola ed hanno sparato dei pallini contro la professoressa col rischio di farle perdere un occhio. Il video è stato poi caricato sulle piattaforme social per alimentare lo sberleffo verso la docente. La vergognosa decisione è giunta sulla scrivania del Ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Valditara, che ha aperto un’inchiesta volta a chiarire il perché di tale premiazione.
L’ultimo, in ordine di tempo, il tragico incidente in cui ha perso la vita un bambino di soli cinque anni. Nella zona di Casal Palocco, alle porte della Capitale, quattro emeriti figli di…papà, hanno pensato di condurre una sfida in rete guidando, per 50 ore consecutive, un SUV Lamborghini Urus affittato per la “modica” cifra di 1.500 euro al giorno. La folle velocità del veicolo e l’imbecillità dei componenti (eccezion fatta, forse, per la ragazza che viaggiava accanto al “pilota”) ha portato ad un violentissimo schianto con una Smart forFour dove dentro si trova una giovane mamma con i suoi due bambini. Il piccolo è morto a seguito dell’urto mentre la donna e la sorellina sono state ferite gravemente riuscendo, però, a sopravvivere.
Ebbene, come detto, nelle righe iniziali, questi fenomeni sono il risultato di un marciume che, ahimè, nasce proprio dai banchi di scuola e dalle famiglie. Mettere un nove in condotta o fare ricorso dopo che il proprio figlio ha adottato comportamenti delinquenziali, significa veicolare messaggi pericolosi per gli altri ragazzi che, quasi sicuramente, vedendo il risultato positivo o il tentativo di annullare la bocciatura, riterranno lecito seguire tali modelli.
Fonte: Cum Grano Salis – Monica Vitali
Appare fin troppo facile, oggi, puntare l’indice contro le piattaforme virtuali: YouTube, Instagram e Tik Tok altro non sono che creazioni della mente umana. Realtà di per sé sterili. Non c’è alcun obbligo ad iscriversi e/o a caricare video/foto. Possiamo discutere sul fatto che l’Uomo abbia demandato a degli algoritmi la gestione di questi social; possiamo confrontarci sul fatto che il proprio profilo venga bloccato per contenuti infinitamente meno gravi rispetto a quelli che i ragazzi mettono in rete e che, al contrario, restano visibili a chiunque ma non dobbiamo mai dimenticarci che, anche dietro un algoritmo, c’è sempre una mente umana.
Lo stesso vale per la Scuola. Fare l’insegnante non può essere visto come un lavoro per sbarcare il lunario. È molto di più: è una missione!
Fonte: RomaSette
Quando si decide di passare dai banchi di scuola alla cattedra, dopo aver ottenuto i requisiti necessari, si deve entrare nell’ordine di idee che l’aula scolastica non è solo una stanza in cui spiegare l’Italiano, la Storia, la Matematica, il Greco o la Filosofia ma un luogo di aggregazione in cui bisogna dare gli strumenti necessari ai giovani per imparare a vivere.
Un docente dovrebbe mirare a questo: spiegare ai ragazzi il senso del rispetto, la disciplina, il coraggio, infliggere punizioni che servano a far comprendere l’errore quando serve e lodare i comportamenti corretti. Se, al contrario, chi sbaglia viene premiato, che drammatico esempio può avere l’intera classe? Come si può pensare di guardare negli occhi quei giovani e parlare loro di “onestà” quando poi, nei consigli di classe, si premia anche chi sbaglia?
E non c’è da stupirsi se, una volta concluso il capitolo scolastico, i giovani si sentano padroni del mondo ed in diritto di guidare macchine troppo grandi per le loro povere menti, provocando incidenti mortali come quello di Casal Palocco.
Ricordiamoci sempre che prima dei Social vi sono attori che hanno colpe ben più grandi: genitori ed insegnanti. I primi perché incapaci di prendere a sonori ceffoni i figli per i gravi errori commessi, preferendo ridimensionare ad una “bravata” la morte di un bambino o facendo ricorso per annullare una bocciatura; i secondi perché per menefreghismo e/o paura di ritorsioni da parte delle famiglie, preferiscono “insabbiare” con un bel nove in condotta, comportamenti condannabili senza tener contro del pericolosissimo messaggio che viene veicolato dalla loro folle decisione.
Fonte: Barinedita
Famiglia e Scuola sono due entità che dovrebbero operare di concerto; se ciò non avviene, altri docenti verranno “impallinati” ed altri Manuel perderanno la vita. Riflettiamoci!
Stefano Boeris