Slittati quest’anno il tradizionale megacorteo e altre parate per la Festa dei Lavoratori. I cubani alle prese di code inenarrabili per fare il pieno di benzina
È forse la crisi energetica peggiore e più insidiosa degli ultimi trent’anni a Cuba. Tanto grave da indurre il governo a cancellare la gigantesca celebrazione del 1° maggio in piazza della Rivoluzione a L’Avana. Per quest’anno, quindi, quell’immenso e variopinto corteo, che è stato il marchio di fabbrica della Revolución di Fidel Castro a partire dal 1959, resterà solo un ricordo. In passato era già accaduto, ma solo per colpa del Covid-19 nei due anni più duri della recente pandemia mondiale.
La cancellazione del famoso megacorteo del 1° maggio di quest’anno è stata annunciata dal segretario generale del sindacato dei lavoratori, Ulisses Guillarte de Nacimiento, che ha detto in tv che al posto della sfilata ci sarebbe stata una iniziativa più sobria lungo il malecón, il lungomare di L’Avana. Ci sono state anche altre piccole manifestazioni, di quartiere un po’ qui un po’ là, e in altre località dell’isola, ma nulla di paragonabile alle imponenti celebrazioni del passato. Con l’arrivo della fase rivoluzionaria, nel gennaio del 1959, il 1° maggio divenne infatti una delle feste più importanti ed emozionanti della classe lavoratrice e di tutto il popolo cubano, compresi gli studenti, i contadini e i combattenti delle istituzioni armate per celebrare lavoro, salute, assistenza medica, giustizia sociale, uguaglianza di doveri e diritti e altre conquiste.
La causa di questa crisi, nel 2023, è dovuta alla drammatica carenza di combustibili, come la benzina, che da qualche settimana paralizza quasi del tutto l’isola. Il presidente Miguel Díaz-Canel, appena riconfermato nella carica, ha cercato di tranquillare i cubani postando un tweet in cui scrive che la grande voce rivoluzionaria del 1° maggio è stata semplicemente sostituita da molte piccole voci, tuttavia non c’è traccia di ottimismo, visto che migliaia di cubani passano ore e ore in coda per tentare di fare un pieno di benzina, che proprio come un miraggio nel deserto appare e scompare, perché può accadere che quando finalmente si è prossimi al proprio turno al distributore, l’addetto alla pompa allarga le braccia e avvisa il “se acabó”, ovvero il tutto esaurito.
Si sono aggiunte le parole del ministro dei trasporti, Vicente de la O Levy, che continua a ripetere agli organi di stampa che “non si arriverà al punto zero”, quello di lasciare a secco le pompe di benzina, in quanto si adotterà il razionamento, tipo 40 litri per ogni veicolo e solamente in alcune stazioni di servizio. Una decisione, però, che ha immediatamente stimolato l’ormai consolidata resilienza dei cubani, capaci d’inventare stratagemmi fantasiosi per individuare la mitica pompa di benzina funzionante, assicurandosi un posto in coda “con rifornimento garantito”. Come garantirsi un pieno sicuro? Bisogna arrivare alla pompa con il serbatoio vuoto (avendo cura di svuotarlo della benzina prima di arrivare alla meta), ma c’è anche chi si mette in coda, fa il pieno e poi rivende il carburante fino a venti volte il prezzo ufficiale.
Code interminabili di auto a L’Avana – Fonte: Twitter @GenteNoticias
La crisi energetica non riguarda solo i trasporti e la mobilità, ma si sta ripercuotendo pesantemente su agricoltura, commercio e distribuzione di tutti i prodotti e servizi. Così il presidente Díaz-Canel ha chiarito che la responsabilità di questa situazione è da addebitare all’embargo statunitense, irrigidito da Trump durante il suo governo e in gran parte mantenuto anche sotto Biden.
Occorre sapere che Cuba produce solo circa un terzo del greggio di cui necessita il suo fabbisogno energetico. Ciò che si estrae oltretutto è di bassa qualità, tanto da avere bisogno di venire raffinato grazie all’ausilio di alcuni Paesi amici. Uno di questi, il Venezuela di Nicolás Maduro (un altro Paese in piena crisi strutturale e alimentare) ha però praticamente dimezzato, da circa un anno, le forniture di greggio a Cuba (da 70mila a 40mila barili al giorno), a prezzi di favore. Díaz–Canel lo spiega affermando che ciò è dovuto alla complessa situazione energetica internazionale e non ad altri motivi, come eventualmente l’indebolimento dell’alleanza fra i due Paesi.
C’è poi il caso degli accordi con l’Algeria, Paese amico che fornisce a Cuba circa 2 milioni di barili all’anno, ma che si starebbe guardando intorno per vendere il greggio a chi paga di più (come in questo momento l’Italia e altri Paesi europei, ad esempio).
Per evitare il collasso dei trasporti a Cuba recentemente è arrivato anche un aiuto dal presidente messicano Andrés Manuel López Obrador che ha inviato due navi cisterna della messicana Pemex. Probabilmente altri rifornimenti sono sopraggiunti anche dalla Russia, visto che è stata segnalata una petroliera, la Cheetah II, che stava scaricando nel porto di Matanzas il diesel necessario alla produzione elettrica.
Tutto ciò però non basterà e mentre la crisi energetica di Cuba si aggrava, non sono preoccupanti solo il problema dei trasporti pubblici e della mobilità in generale, ma anche la crescita dell’inflazione, che il governo non riesce più a controllare nemmeno sui prodotti alimentari e di prima necessità. Il prezzo del riso, un alimento fondamentale nella dieta dei cubani, è cresciuto del 23 per cento nelle ultime settimane, nonostante le donazioni che arrivano periodicamente dal Vietnam.
« A causa dell’instabilità meteorologica che ha provocato intense piogge in diversi territori e a causa delle previsioni per le prossime ore, si è deciso di rinviare su tutto il territorio nazionale le attività per la Giornata Internazionale dei Lavoratori », scrive intanto il quotidiano ufficiale Granma. Tutto spostato allora a venerdì 5 maggio, «che sarà dichiarato giorno festivo». Ma non sarà una festa come al solito.
Daniela BLU