Il tempo tende a rovinare ciò che di buono è stato fatto a meno che non vi sia una manutenzione ed una volontà continua di preservare i beni pubblici
Un titolo che evoca il Componimento per eccellenza della Letteratura Italiana: La Divina Commedia. Ma ciò che andremo ad affrontare non riguarda il Sommo Dante bensì una situazione dei nostri tempi.
Siamo nel quartiere Aurelio (Roma Ovest), una zona a me cara in quanto facente parte della mia vita da oltre quarant’anni. Sono nato al Flaminio, realtà che ho sempre nel cuore e lì sono rimasto fino ai tre anni, per poi trasferirmi all’Aurelio, ove risiedo tutt’oggi.
Ebbene, a fine novembre, sono iniziati i lavori di rifacimento del manto stradale di due vie, tra loro comunicanti: Girolamo Vitelli e Giovan Battista Gandino. I cantieri sono stati rapidi ma soprattutto, particolare non insignificante, gli operai hanno effettuato la manutenzione durante la notte, con buona pace di coloro che affacciavano all’esterno. Onestamente, però, quelle notturne rappresentano le ore meno invasive per la circolazione.
Un asfalto che era stato rifatto nel lontano 1983, anno dello Scudetto della Roma e che, per anni, aveva visto in via Vitelli un enorme disegno raffigurante la Lupa, proprio in ricordo di quell’evento. Il tempo, si sa, tende a far sbiadire i ricordi e a rovinare ciò che di buono è stato fatto a meno che non vi sia una manutenzione ed una volontà continua di preservare i beni pubblici (strade comprese).
La volontà, per decenni, è venuta meno e tra Sindaci sempre pronti a dispensar promesse, le buche e le crepe avevano ormai preso il sopravvento. Lo stesso dicasi per il parcheggio. Quello dell’Aurelio è un quartiere assai difficile in termini di posti auto. E pur essendo in buona compagnia (il problema riguarda praticamente l’intera Capitale), i residenti non hanno mai accettato (giustamente) il detto “mal comune, mezzo gaudio”. Così, in una strada come quella di via Gandino, oltre alle parti laterali, anche quella centrale era stata “conquistata” dai mezzi a quattro ruote che, addirittura, avevano formato una doppia fila.
Malgrado la forzatura, i vigili non sono mai arrivati a multare chi decideva di posteggiare al centro, formando così una condizione di “silenzio-assenso”.
I palazzi della zona risalgono agli anni ’60 e ’70, periodo in cui la viabilità era molto diversa da come possiamo intenderla oggi: più ridotta con vetture decisamente più piccole. La realizzazione di box sotto le costruzioni non appariva come una necessità e così molti fabbricati sono sorti sprovvisti di posti auto. Quelli in cui, al contrario, il garage era stato ideato, hanno visto la vendita dello stesso non ai condomini (se non in un secondo momento) ma a soggetti terzi che non abitavano lì ma detenevano la proprietà dell’area sotterranea.
Con gli anni le auto sono aumentate sia in termini di grandezza che numerici e così è sorto il problema parcheggio. Molte realtà condominiali hanno acquistato lo spazio sottostante da coloro a cui i costruttori lo avevano venduto, mettendo la parola fine ad un incubo. Altri hanno trovato “ospitalità” nel cortile parrocchiale (ancora oggi un sogno proibito per tanti) o in terreni adattati a rimessa.
Con i lavori 2023 le due strade in questione hanno cambiato aspetto: sono state ridisegnate le strisce per delimitare i singoli posti (ancora bianche nonostante ormai quelle blu siano presenti un po’ in tutti i quartieri); delle due file centrali sopra menzionate se n’è fatta una sola, anch’essa segnata dalla vernice bianca e adesso, quel nero lucido che emana ancora il tipico odore del catrame, è stato “salutato” dai residenti con gioia nonostante abbia fatto passare qualche notte in bianco.
Ma come sempre non sono mancate le polemiche, in modo particolare per la scelta di ridurre alla metà i posti centrali di via Gandino. Se da un lato, quindi, si è ottenuto un beneficio in termini di ordine e larghezza, dall’altro bisognerà armarsi di ancor più pazienza per trovare il classico “buco” dove lasciare la propria vettura, anche in virtù del fatto che la Polizia municipale ha intrapreso controlli nel circondario per far sì che non si crei un parcheggio selvaggio.
Malgrado questo c’è stato chi, per non smentirsi, ha subito interpretato l’idea di posto secondo una logica tutta sua in barba alla segnaletica e al senso civico.
Non ce la faremo mai!
Stefano Boeris