Neanche le lacrime versate da Papa Francesco il giorno della Santa Immacolata sembrano far retrocedere il mondo dal baratro della guerra
Dopo mesi di negoziati infruttuosi, si inizia a intravedere qualche spiraglio per la pace in Ucraina. Ne è una dimostrazione lo scambio di prigionieri avvenuto nelle ultime ore fra Mosca e Washington. La Russia ha, infatti, deciso di rilasciare la campionessa di basket Brittney Griner, detenuta nelle sue prigioni dallo scorso febbraio per spaccio di droga. Lo scambio è avvenuto all’ aeroporto di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, ed è stato preceduto dal contestuale rilascio da parte degli USA di Viktor Bout, ex colonnello sovietico e trafficante d’armi russo, prigioniero degli americani dal 2010.
Soddisfazione per l’accordo è stato espresso da entrambe le parti in causa. Tuttavia, hanno sottolineato alcuni analisti, lo scambio è risultato più vantaggioso per la Russia che per gli Usa.
Nella trattativa iniziale era, non per niente, previsto che insieme alla sportiva venisse liberato anche Paul Whelan, imprenditore del Michigan accusato da Mosca di spionaggio. La Casa Bianca, in una nota, ha affermato di non essersi dimenticata dell’ex marine e ha confermato che farà di tutto per riportarlo a casa. Resta, comunque, che a dispetto delle previsioni di pochi mesi fa, il conflitto sta prendendo una piega decisamente diversa.
Vladimir Putin stesso non esclude più che si possa giungere a un accordo per porre fine alla guerra. Parlando dal Kirghizistan, il presidente russo ha ammesso le difficoltà logistiche incontrate dalle truppe russe in Donbass e ha accusato l’America di usare gli ucraini come carne da macello. Infine, è tornato a minacciare l’Occidente, paventando il rischio di una possibile guerra atomica. Avvertimenti a cui Washington non ha finora replicato, confermando al contrario di essere disponibile a dialogare concretamente con Mosca per il rilascio di altri prigionieri.
Ciononostante, permane l’insoddisfazione di Putin per il protrarsi del conflitto. Malgrado il massiccio bombardamento che ha gravemente danneggiato la rete elettrica e idrica, le truppe di Kiev stanno avanzando spedite nel Donbass, liberando, una dopo l’altra, le città occupate dai russi. Neanche il freddo e la neve sembra fiaccare il morale dei soldati ucraini. Tanto che il ministero della difesa non ha escluso la riconquista di Lugansk per la prossima primavera. Ottimismo che risulta secondo solo a quello di Zelensky, il quale aspira a riprendersi tutta l’Ucraina con l’aiuto dell’Occidente.
Il presidente ucraino non perde infatti occasione per rivendicare tali pretese. Solo pochi giorni fa ha detto che per parlare di tregua è necessario che i russi abbandonino non solo il Donbass, ma anche la Crimea.Una proposta, quest’ultima, giudicata irricevibile dal Cremlino e che si pone come ostacolo ad un eventuale armistizio.
C’è poi la questione dell’accordo sul grano, che secondo Kiev i russi starebbero cercando di sabotare per piegare la loro resistenza. Sul tema è intervenuto anche il presidente turco Erdogan. A distanza di quattro mesi dal primo negoziato, Erdogan è tornato a ribadire che farà tutto il possibile per scongiurare una carestia globale. A tal riguardo, si è detto pronto a parlare tanto con Putin che con Zelensky.
Inoltre, ha rivendicato il proprio ruolo nella trattativa per lo scambio degli ostaggi e si è reso disponibile ad ospitare ad Istanbul gli incontri fra diplomatici russi e americani nei prossimi giorni. Tale buona volontà, però, rischia di restare frustrata a causa di alcuni nodi insoluti. Gli Stati Uniti sono infatti sempre più preoccupati che si possa saldare un asse strategico fra la Russia e l’Iran, teatro da mesi di una violenta protesta contro il regime di Teheran.
Timori che si sommano a quelli di un plausibile confronto diretto con la Cina, la quale starebbe incrementando da mesi il proprio arsenale tattico per attaccare Taiwan. Se a questo si aggiunge poi la scarsa propensione del governo di Kiev a trattare con Putin, ne deriva che, a prescindere dagli incoraggianti segnali degli ultimi tempi, la pace è ancora un miraggio.
Neanche le lacrime versate da Papa Francesco il giorno della Santa Immacolata sembrano far retrocedere il mondo dal baratro della guerra. Al contrario, essa, inseguendo la logica spietata della Legge del taglione, persevera nella sua barbarie, retribuendo il male con altro male. Non per nulla, la strada dell’Inferno è sempre lastricata di buone intenzioni. Quali siano però nessuno le conosce.
Gianmarco Pucci