Superficialità, menefreghismo e burocrazia sono gli ingredienti che trasformano la Capitale d’Italia in un “far-west”
“Green”, è questa una delle parole del nostro tempo che maggiormente è entrata nel linguaggio quotidiano. Dietro tale termine anglofono, si racchiude un’idea di pianeta ecologico con fattori inquinanti molto vicini allo zero e mezzi elettrici per potersi muovere, anche su lunghe distanze, nel rispetto dell’ambiente. Un paradiso terrestre, insomma.
Il Comune di Roma sembra aver preso talmente alla lettera il concetto di “verde” (per dirla in italiano) al punto da dare chiari segni di adeguamento in sintonia con ambientalisti ed ecologisti: un esempio è il quartiere Aurelio dove, in alcune delle sue tante vie, è presente una vera e propria fioritura di arbusti con altezze non indifferenti.
È sempre più frequente notare tra il bordo dei marciapiedi e la strada, fili d’erba che, grazie al profondo disinteressamento di chi dovrebbe avere a cuore la manutenzione ed il decoro delle strade, diventano cespugli in cui i cani effettuano i loro bisogni e che, con le loro radici, rischiano anche di procurare danni all’asfalto.
Un’immagine di una Città sempre più abbandonata a sé stessa dove anche l’iniziativa privata sembra trovare ostacoli burocratici insormontabili (a meno di non avere qualche “santo” in Municipio). Provare a ripulire strade e marciapiedi significa dover richiedere una serie di permessi agli uffici competenti al fine di non ritrovarsi una multa fra capo e collo per “occupazione abusiva di suolo pubblico”. È curioso notare come la Legge, che dovrebbe tutelare i cittadini per bene e di buona volontà, possa, invece, giudicarli colpevoli per aver “invaso” uno spazio pubblico (quindi di tutti) con lo scopo di offrire un servizio all’intera collettività, ossia il decoro.
La manutenzione del verde è uno dei grandi problemi della Capitale: la burocrazia, ancora una volta, trova in questo passaggio di responsabilità, terreno fertile per rendere difficile il facile attraverso l’inutile. Provare a chiedere alla Polizia Municipale o alla Nettezza urbana spiegazioni sul perché le strade debbano versare in tali condizioni, significa ottenere risposte evasive in cui le colpe vengono scaricate ad uffici di non loro competenza.
Se, dunque, pagare le tasse è un dovere, altrettanto giusto sarebbe mostrare alla cittadinanza il modo in cui questi soldi vengono impiegati, anche attraverso il decoro urbano. E come sempre la domanda sorge spontanea: com’è possibile che in realtà più grandi di Roma, questa cura sia possibile mentre da noi appare impensabile?
Superficialità, menefreghismo e burocrazia sono gli ingredienti che trasformano la Capitale d’Italia in un “far-west”.
Caro Sindaco, tutti noi vorremmo vivere in una città “green” ma la prego, non trasformi il colore dell’ecologia nel simbolo dell’abbandono. Roma non lo merita!
Stefano Boeris