Premi Oscar, David di Donatello, Festival del Cinema di Cannes, Venezia, Roma, sono eventi che premiano e promuovono il film. Ma i cinema, templi per la celebrazione della settima arte, dove sono?
Premi Oscar, David di Donatello, Festival del Cinema di Cannes, Venezia, Roma, sono eventi che premiano e promuovono il film. Ma i cinema, templi per la celebrazione della settima arte, dove sono?
A Roma sono circa cento quelli chiusi negli ultimi anni ma sono aumentate le sale e la vendita dei biglietti è diminuita notevolmente. Cosa sta accadendo? Come al solito sono le normative che non aiutano. A Roma è possibile cambiare destinazione d’uso soltanto al 50% della superficie utile di un cinema mentre è possibile frazionare superficie e volume in multisala. A questo si aggiunge la mancanza di una norma, come in Francia, che impedisca di mandare sulle piattaforme televisive un film prima di un anno dalla uscita in sala. Questi aspetti hanno eliminato molti cinema quali punti di aggregazione e di esperienza collettiva in tutti i quartieri della città a causa della fruizione televisiva del film e della produzione cinematografica spasmodica e non di qualità, che ha portato a una valorizzazione della sala ipertecnologica trasformando la fruizione del film da routine di evasione a evento audiovisivo (i teatri non hanno questa tendenza e sono ogni sera un evento).
Il cinema primadivertimento a basso prezzo, dalle prime visioni alle sale parrocchiali, ora è ad alto costo, una famiglia di quattro persone la domenica tra biglietti e popcorn spende circa cinquanta euro. La magia dei Lumiere a Roma iniziò negli anni’30, teatri come l’Adriano, il Quirinale, il Volturno e altri diventavano anche cinema ma senza alterare l’originale struttura statica e architettonica. Con lo svilupparsi della città nascono ex novo molte sale cinematografiche fuori delle Mura Aureliane e dei tessuti ottocenteschi. Qualcuna si presentava nei classici e inconfondibili elementi del Razionalismo italiano come il Cinema Impero, con un fratello quasi gemello ad Adis Abeba e omonimi in tutta Italia, inaugurato nel 1937 nella periferica Torpignattara, altri senza nessuna valenza architettonica come il Puccini, nel tempo divennero dei punti di riferimento del quartiere.
L’ingegnere Riccardo Morandi fu autore di numerose sale cinematografiche veri e propri monumenti del Moderno, punto d’incontro tra razionalismo costruttivo ed espressionismo strutturalista. Tra queste il cinema Alcyone del 1947 (ora Lux), al quartiere Trieste-Africano che comprendeva quattro appartamenti e una sala da ballo, e il cinema-teatro Maestoso 1957, sulla via Appia-Alberone, anch’esso con appartamenti e negozi. Una nota di rilievo va al cinema Airone nel quartiere Appio/Tuscolano, capolavoro di Adalberto Libera, contenente degli affreschi di Giuseppe Capogrossi, completamente devastato dall’incuria del proprietario cioè il Comune di Roma. È difficile realizzare progetti di qualità per il riuso dei cinema, l’architettura non dovrebbe avere costrizioni burocratiche pur nel rispetto dei vincoli e dialogando con le caratteristiche architettoniche dell’edificio e con i ritrovamenti archeologici che sono una realtà (vedi cinema Astra a Verona).
Tento un’ipotesi visionaria ma nei cinema di grandi dimensioni, oltre 2000 posti, come il Maestoso e il Giulio Cesare di Riccardo Morandi, o l’Adriano di Rolland non sarebbero stati i ‘vuoti’ più adatti per immaginare una ‘nuvola’ polifunzionale all’interno dialogante con e funzionale con gallerie e platee e con la storia dell’edificio anziché dividerli banalmente e irreversibilmente in una multisala? Quello del riuso delle sale cinematografiche, soprattutto di valore architettonico, è un tema importante, sono tutte testimoni della nostra storia e memoria collettiva che bisogna in qualche modo preservare. Nel cinema Fiamma, ora chiuso, debuttò la Dolce vita di Fellini.
È ovvio che occorre interrogarsi se la sala cinematografica oggi abbia ancora un senso considerate le mutate condizioni di consumo del prodotto filmico. I cinema, visti caso per caso come operazioni di Restauro del Moderno e in un ambito di Rigenerazione Urbana, opportunamente riprogettati, possono sopravvivere economicamente divenendo luoghi di produzione e consumo culturale conservati attraverso il multiuso. Urban center ma anche hub polifunzionali dove pubblico e privato possono coesistere, contenitori di librerie, coworking, servizi culturali, centri di produzione artistica, laboratori teatrali, sale musicali e, ovviamente, piccole sale cinematografiche. Questo sarebbe in sintonia con lo slogan della Mostra del Cinema di Venezia 2021: “Il cinema è di tutti”.
E non solo, creando un net tra queste sale quanti eventi culturali potrebbero essere fruiti contemporaneamente in streaming? Quale è l’alternativa a tutto questo? Sale bingo e supermercati. Oppure non fare nulla, come il teatro El Ateneo Grand Splendid di Buenos Aires, rimasto intatto e trasformato nella libreria più spettacolare dell’Argentina o come lo storico cinema Max Linder Panorama di Parigi dove si sono visti film seduti su poltrone e divani IKEA.
Per approfondire questo argomento
https://www.micromega.net/buio-in-sala-sos-per-i-cinema/
Paolo Verdeschi