Il recupero delle sale cinematografiche dismesse

È ormai d’attualità della messa all’asta dei cinema dell’imprenditore Massimo Ferrero e questa notizia ci porta a valutare quanto è emerso dal recente convegno “La carica dei 101” svoltosi il 16 ottobre, in occasione della Festa del Cinema di Roma, patrocinato dal Comune e organizzato dall’Ordine degli Architetti di Roma. L’evento si è concentrato sul recupero delle sale cinematografiche dismesse, un tema di grande importanza culturale e sociale, in quanto queste strutture rappresentano una parte significativa del patrimonio storico e architettonico delle città italiane. Il titolo del convegno è un augurio, ma il panorama attuale, con numerose sale ormai chiuse, racconta di una vera “ritirata dei 101”. Promotori di questo evento sono stati l’architetto Lorenzo Busnengo, Consigliere di OAR e l’architetto Paolo Verdeschi.

Il convegno si è articolato in quattro panel: cause, normativa, esempi e proposte. Tra i contributi, brevi interviste a personalità come Enrico Vanzina, Serena Dandini e Massimo Ghini, che hanno condiviso ricordi nostalgici legati a cinema ormai scomparsi. Questi interventi hanno sottolineato il ruolo centrale delle sale cinematografiche come spazi di aggregazione e di emozione collettiva. Per esempio, Serena Dandini ha raccontato l’entusiasmo degli spettatori adolescenti che, negli anni Sessanta, riempivano il Cinema Rex per vedere il film ‘Help!’ dei Beatles, descrivendo un’energia unica che il grande schermo riusciva a generare.

Le cause della crisi delle sale cinematografiche.

La chiusura delle sale è stata attribuita a diversi fattori, esaminati nel primo panel del convegno. La riduzione del pubblico, causata principalmente dall’avvento delle piattaforme di streaming, è uno degli aspetti più significativi. Questo fenomeno ha modificato le abitudini di consumo audiovisivo, spostando l’attenzione dalla visione collettiva in sala a quella individuale e domestica. Inoltre, la crisi economica ha reso meno accessibile l’esperienza cinematografica: i costi elevati dei biglietti, specialmente per le famiglie, rappresentano un ostacolo alla fruizione.

Fonte: MOV

A ciò si aggiungono normative inadeguate a sostenere il settore. Manuele Ilari, presidente dell’Unione Esercenti Cinematografici Italiani (UECI), ha sottolineato la frammentazione e l’obsolescenza delle leggi che regolano il mercato cinematografico, non più adatte a un’epoca dominata da strumenti di distribuzione innovativi. La mancanza di una regolamentazione moderna impedisce alle imprese di operare in un mercato equilibrato e competitivo. Massimo Veneziano, amministratore delegato della Titanus, ha ricordato come l’interruzione del tax credit abbia rallentato le produzioni cinematografiche, contribuendo a una diminuzione della quantità e della qualità dei film italiani. Questo si riflette negativamente sulla capacità delle sale di attrarre pubblico.

Le proposte per il rilancio del cinema.

Nel panel dedicato alle proposte, è emersa la necessità di incentivare la qualità dei prodotti cinematografici. Massimiliano Bruno, regista e sceneggiatore, ha ribadito l’importanza degli investimenti per garantire la riuscita dei progetti, sottolineando che il futuro del cinema italiano dipende dalla capacità di offrire contenuti che siano non solo tecnicamente validi, ma anche emotivamente coinvolgenti.

Un altro tema centrale è stato il coinvolgimento dei giovani, sia come spettatori sia come futuri professionisti del settore. Fabia Bettini, direttrice di Alice nella Città, ha evidenziato il crescente interesse del pubblico giovane per i cortometraggi, un formato più vicino alla brevità e immediatezza dei contenuti social. Questo rappresenta un’opportunità per avvicinare le nuove generazioni al cinema, con iniziative che riducano i costi dei biglietti e rendano l’esperienza cinematografica accessibile a tutti.

A livello legislativo, è stata proposta l’introduzione di normative che consentano ai film di restare in sala per un periodo ragionevole, favorendo il passaparola e creando un’attrattiva duratura. L’assenza di tali regole ha portato a una visione del cinema come un evento temporaneo, privandolo di quella continuità necessaria per fidelizzare il pubblico.

Il restauro e la rigenerazione urbana.

Il recupero delle sale dismesse si inserisce in un discorso più ampio di rigenerazione urbana e valorizzazione del patrimonio storico. Il panel dedicato agli esempi ha illustrato come interventi di restauro possano non solo preservare l’identità culturale delle sale, ma anche contribuire alla riqualificazione del contesto urbano. È stato citato il restauro del Cinema Barberini, un progetto che, pur non essendo filologico, ha rispettato elementi chiave come la facciata e il vestibolo circolare, adattandoli alle esigenze moderne. La ristrutturazione ha trasformato l’interno in sei sale polivalenti, mantenendo un’attenzione particolare all’estetica e all’arredo.

Fonte: Eventi Roma

Un altro esempio significativo è quello del Cinema Airone, progettato da Adalberto Libera nel 1956 e oggi abbandonato. Il Comune di Roma ha tentato di preservare questa struttura storica, riconoscendone il valore architettonico e la presenza di un affresco di Giuseppe Capogrossi. Tuttavia, la mancanza di interventi successivi ha lasciato il cinema in stato di degrado. Questo caso dimostra quanto sia importante una pianificazione strutturata per il recupero dei cinema, che tenga conto sia della conservazione storica sia delle necessità economiche e funzionali.

La storicizzazione delle sale cinematografiche.

Un concetto chiave emerso durante il convegno è la ‘storicizzazione’ delle sale cinematografiche, ovvero il riconoscimento formale del loro valore come patrimonio culturale. Questo processo richiede un approccio integrato che coinvolga tre dimensioni principali:

1. Normativa: riconoscere i cinema dismessi come beni culturali tutelati, con leggi che ne impediscano la demolizione e incentivino il restauro.

2. Pratica: adattare le sale alle normative di sicurezza e accessibilità, senza compromettere la loro identità storica.

3.Culturale: valorizzare le sale come luoghi di memoria collettiva, in grado di raccontare la storia sociale e culturale delle comunità.

Roma, con i suoi circa 40 cinema dismessi, rappresenta un esempio emblematico di come la storicizzazione possa contribuire a un processo virtuoso di recupero. La Consigliera Capitolina Antonella Melito ha proposto la creazione di un osservatorio sul cinema e lo spettacolo, un primo passo per definire linee guida condivise che consentano interventi rapidi e sostenibili.

Il ruolo del restauro urbano

Il restauro urbano, distinto dal semplice restauro architettonico, considera il cinema non come un’opera isolata, ma come parte integrante del tessuto urbano. Questo approccio mira a creare una connessione tra gli edifici storici e il contesto circostante, integrando le sale in un processo di rigenerazione più ampio. Interventi di questo tipo permettono di rispondere alle esigenze moderne della collettività, offrendo nuovi spazi culturali e sociali senza perdere di vista le radici storiche.

L’esempio del Cinema Barberini dimostra come sia possibile combinare innovazione e conservazione, rendendo le sale cinematografiche luoghi funzionali e accoglienti per il pubblico contemporaneo. L’obiettivo non è solo preservare l’architettura, ma anche mantenere viva la funzione sociale e culturale dei cinema.

Conclusioni e prospettive future.

Il convegno ha evidenziato che il recupero delle sale cinematografiche dismesse non è solo una questione architettonica, ma anche culturale, economica e sociale. Il successo di iniziative come il recente film di Paola Cortellesi, ‘C’è ancora domani’, dimostra che il pubblico è ancora disposto a tornare in sala, purché ci siano contenuti di qualità e una gestione efficiente.

Per rilanciare il cinema, è necessario un approccio integrato che includa incentivi economici, leggi adeguate e progetti di restauro sostenibili. La creazione di un osservatorio sul cinema, come proposto durante il convegno, potrebbe rappresentare un punto di partenza per elaborare strategie concrete. Inoltre, il coinvolgimento di tutti gli attori del settore, dagli architetti ai produttori, è fondamentale per definire un piano condiviso.

Fonte: CineGuru – ScreenWEEK

“La carica dei 101” non è solo un titolo simbolico, ma un invito a trasformare il recupero delle sale cinematografiche in una realtà concreta, restituendo questi luoghi al loro ruolo di presidi culturali e sociali. Solo attraverso un impegno collettivo e una visione a lungo termine sarà possibile salvaguardare questo patrimonio e riportare il pubblico davanti al grande schermo.

Paolo Verdeschi

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