Diplomatosi, nel 1975, presso l’Accademia d’arte drammatica “Silvio d’Amico” aveva iniziato la sua attività artistica con il Teatro.
Una doccia fredda, nel vero senso della parola; una di quelle persone che mai e poi mai avremmo immaginato di vedere sui giornali e sul web per la sua dipartita da questo mondo. Antonello Fassari, attore romano, venuto alla ribalta grazie alla serie televisiva de “I Cesaroni”, si è spento all’età di 72 anni, lasciando amici, colleghi e fan totalmente disorientati. Era malato da tempo di “angina pectoris”.
Figlio di un avvocato penalista si era diplomato, nel 1975, presso l’Accademia d’arte drammatica “Silvio d’Amico” e da lì aveva iniziato la sua attività artistica. Fu grazie al Teatro che avvenne il suo primo approccio con la recitazione ma ben presto il piccolo schermo giunse nella vita di Antonello, grazie a sceneggiati e spettacoli di varietà come ‘Avanzi’, ‘Anni ’50’, ‘Al di là delle frontiere’ e, il suo più grande successo, accennato nelle precedenti righe, ‘I Cesaroni’. Ebbe modo di lavorare anche per radio RAI lavorò allo sceneggiato ‘I tre moschettieri’.

Fonte: Il Fatto Quotidiano
La sua attività decollò negli anni ’90 fino ad oggi. E se il personaggio di ‘Cesare’ con la sua frase caratteristica “Che amarezza!” era entrato nel cuore di tutti noi, è giusto ricordare l’attore anche per altri titoli come ‘Sognando la California’, ‘Il Conte Max’, ‘Camerieri’, ‘Selvaggi’, ‘Pasolini, un delitto italiano’, ‘Suburra’ e tanti altri ancora.
Noto tifoso romanista, nel gennaio del 2020, ebbe un riconoscimento speciale nell’ambito della 13ª edizione del Premio Sette Colli Romanisti. Il suo ultimo lavoro risale allo scorso anno, 2024, in cui fece parte del cast de ‘Iltempo è ancora nostro’, opera prima di Maurizio Matteo Merli, figlio del grande Maurizio Merli, insieme ad Andrea Roncato.
Chi scrive vuole ricordare l’attore romano con un piccolo aneddoto. Un giorno, in una nota pasticceria del quartiere romano di Monteverde si presentò Antonello Fassari assieme ad un altro attore, Rodolfo Laganà. Fu in quell’occasione che Fassari si mostrò in tutta la sua simpatia, con una bella stretta di mano e un autografo in cui, scherzosamente, aggiunse il suo marchio di fabbrica “Che Amarezza!”.
Ciao Antonello!
Stefano Boeris