Auguri a questo reparto militare che porta il Tricolore nel mondo e che fa dell’Italia una Nazione unica e degna di Lode
1923-2023, è questo l’arco temporale in cui l’Aeronautica militare, fiore all’occhiello delle nostre Forze Armate, è nata e si è sviluppata sino ad arrivare ad un livello di eccellenza riconosciuto in tutto il mondo.
Il 28 marzo è stato il giorno in cui la Difesa dei cieli ha spento ben 100 candeline. Il passaggio delle Frecce Tricolori su Roma ha salutato questo evento così importante, alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e dei Rappresentanti delle Istituzioni.
Tornando indietro nel tempo, possiamo dire che dopo l’Unità d’Italia, l’allora Ministero della Guerra, su iniziativa dell’ufficiale Alessandro Pecori Giraldi (Tenente del Genio), diede l’autorizzazione a procedere alla costituzione di un Servizio Aeronautico presso il distaccamento di Roma, Brigata Mista del 3° Reggimento genio di Firenze. Era il 1884.
Compito del reparto, il controllo di aerostati da ricognizione. Così, nel gennaio del 1885, il Servizio Aeronautico assunse il nome di Sezione Aerostatica.
Gli anni successivi videro la crescita di questa Forza militare che divenne, dapprima un battaglione e poi una brigata.
Proprio l’Urbe, nel 1909, ospitò la fondazione della prima scuola di volo militare, nonché primo aeroporto italiano nel quartiere di Centocelle.
La grandezza e l’importanza di questo nuovo volto militare furono tali che nell’agosto del 1925 venne istituito il Ministero dell’Aeronautica. Sotto il ventennio Fascista tale Corpo ebbe sempre una elevata considerazione e, con la nomina di Italo Balbo come Ministro dell’Aviazione nel 1929, raggiunse la sua massima estensione.
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, come riportato dalle testimonianze storiche, i velivoli in dotazione dell’Aeronautica erano nettamente inferiori rispetto a quelli usati dagli Inglesi. Si trattava di Caccia Fiat G.50 e Macchi M.C.200, modelli tecnologicamente obsoleti con abitacoli aperti, sprovvisti del sistemi radio, bassa velocità e capacità di munizioni insufficiente per battersi su un piano di parità col nemico. La bravura dei Piloti poté poco dinnanzi all’evidente superiorità degli altri mezzi.
Il tentativo di aumentare il livello tecnico degli aerei avvenne attraverso la produzione di motori tedeschi Daimler-Benz DB 601 e 605 ma, nonostante la licenza rilasciata dalla Germania, anche questo percorso si rivelò “debole” in termini di produzione.
Nel dopoguerra e con la proclamazione della Repubblica, giunse il nuovo nome (che dura ancora oggi) per questa Forza Armata: Aeronautica Militare. Nei decenni gli aerei hanno acquisito caratteristiche sempre più sofisticate, sia in termini di avionica (la strumentazione di controllo del velivolo) sia come armamenti.
Moltissime le missioni che hanno visto i nostri Caccia nei cieli nazionali ed internazionali: si va dalla Guerra del Golfo ai conflitti nell’Ex Jugoslavia, solo per citare due esempi.
Con la nascita del nuovo millennio, questa Forza ha dimostrato di essere all’avanguardia con addestramenti sempre più complessi e di precisione. Anche la lotta all’ISIS vede i nostri aerei impegnati nel controllo e nella sicurezza internazionale.
E poi non mancano loro, le Frecce Tricolori che, ad ogni passaggio, lasciano tutti a bocca aperta e ci inorgogliscono sempre più. Le loro acrobazie nel cielo sono un vero esempio di eccellenza dei nostri Piloti ed un simbolo che ci rende fieri di essere italiani.
Auguri, dunque, a questo reparto militare che porta il Tricolore nel mondo e che, assieme alle altre Forze (Marina, Esercito ed Arma dei Carabinieri) fa dell’Italia una Nazione unica e degna di Lode.
Stefano Boeris