La storia della Radio nel nuovo libro di Savino Zaba
Parafrasando il famosissimo romanzo di Gabriel Garcia Marquez ‘Cent’anni di Solitudine’, Savino Zaba ci propone, al polo opposto, ‘Cent’anni di compagnia’, una storia della Radio Italiana nella ricorrenza del centesimo anniversario della nascita. È stato infatti nel lontano 6 ottobre del 1924 che la Radio italiana ha fatto il suo esordio nell’etere in un appartamento di una bella palazzina di via Maria Cristina n.5, a pochi passi da Piazza del Popolo a Roma.
È da quel giorno e da quel luogo che parte la narrazione di Savino Zaba, conduttore di programmi radio e televisivi della RAI, ma anche autore, scrittore (ricordiamo i suoi libri ‘Beato a chi ti Puglia’ e ‘Parole parole …alla radio’), cantante, musicista, direttore del Teatro Mercadante di Cerignola, sua città di nascita, nonché laureato in lettere e fresco di incarico di una docenza universitaria. Insomma, un mix personale a specchio con quanto oggi richiesto dalla radio e dalla televisione e dai media e social di qualità, dove per poter far bene il proprio lavoro e svolgere il proprio ruolo non bastano l’entusiasmo o le “conoscenze personali” ma sono necessarie qualità professionali, tecniche e culturali.
Fonte: RAI
Il libro si snoda in modo piacevole, caratterizzato da pochi capitoli e diversi paragrafi quasi tutti annunciati da titoli o frasi di canzoni famose che trovano riscontro nell’argomento trattato. Si parte con l’inaugurazione delle sede dell’ URI (Unione Radiofonica Italiana) che poi nel 1928 si trasformerà in EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche) e quindi nel 1944 in RAI, in una sequenza di sigle che indicano non solo i cambiamenti tecnici, di contenuto e di stile ma anche in parallelo il percorso legato agli eventi storici e politici dagli anni ’20 del secolo scorso in poi (il fascismo, la guerra, il dopoguerra, la Repubblica e via dicendo) fino ai nostri anni ’20 segnati dalle trasformazioni tecnologiche e multimediali (internet, web radio, podcast) e per ultimo, finora, all’avvento dell’intelligenza artificiale.
Fonte: RAI
Un capitolo narrato con splendida vitalità ma anche con una sottile vena di sfrontatezza che sfiora l’euforia consona al clima del tempo è quello che riguarda, sul finire degli anni ’70, l’avvento delle cosiddette radio libere, che sono state occasione e palestra formativa di molti conduttori diventati famosi dagli anni ’80 ai nostri giorni, compreso l’autore.
Savino Zaba, il cui libro si può fregiare di una prefazione di Renzo Arbore (che insieme a Boncompagni è stato un vero trasformatore del linguaggio e del “prodotto” radiofonico e successivamente anche di quello televisivo) e di una post fazione di Claudio Cecchetto che mi piace definire come un imprenditore creativo di programmi, conduttori e Dj, nella parte finale lascia spazio ai racconti di alcuni colleghi di radio che raccontano le loro emozioni prima ancora che la loro esperienza (Miryam Fecchi, Federica Gentile, Gian Maurizio Foderaro, Carlo Conti, Rosaria Renna, Dario Salvatori e l’immenso Enrico Vaime, solo per citarne alcuni)
In sintesi un libro che sa proporsi con un bel linguaggio narrativo, e che porta con sé gli ingredienti del saggio per la ricchezza della documentazione e dei riferimenti storici, quello del racconto per lo stile utilizzato, quello di un immaginario album soggettivo di tracce sonore musicali e di voci amiche e di compagnia appunto, che riportano al ‘tempo che fu’ di un certo tipo di radio che risveglia ricordi, esperienze, emozioni, amori e tutto quanto la colonna sonora della vita individuale di ciascuno di noi deve alla radio. Una radio che consapevole della sua storia sa però guardare al presente e al futuro e che ha saputo cogliere le sfide tecnologiche, i cambiamenti del linguaggio e della società dimostrandosi sempre all’altezza del suo compito e sempre come un insostituibile strumento di compagnia.
Giuseppe Fabiano