Occorrerebbe stimolare la collaborazione fra cittadini e istituzioni. Solo così saremo certi che la terra non ci tremerà sotto i piedi al primo scroscio di pioggia
Con l’arrivo delle piogge, come in un film dell’orrore, l’Italia torna nuovamente a franare. Sembrerebbe una tragica coincidenza, invece è la cruda realtà. Ad ogni goccia di pioggia che cade, interi paesi e contrade vengono spazzati via dal fango. Vite spezzate dall’incuria dell’uomo e dagli abusi edilizi che da sempre popolano le cronache del nostro Paese.
È accaduto nelle Marche, dove lo straripamento del fiume Misa ha provocato la morte, fra il 15 e il 16 settembre, di 12 persone, il ferimento di oltre 50 e danni da 2 miliardi di euro fra le province di Ancona e Pesaro e Urbino.
Accade oggi ad Ischia, dove sabato è franato un costone del Monte Epomeo, travolgendo i paesi di Casamicciola e Lacco Ameno. Allo stato attuale le vittime sono 8 e 4 i dispersi. I Vigili del Fuoco e la Protezione Civile stanno tuttora continuando le ricerche, ma la speranza di trovare persone ancora in vita si fa sempre più flebile. Restano, invece, vive le polemiche su ciò che si poteva fare e non si è fatto.
Sul banco degli accusati è finita Simonetta Calcaterra, commissario prefettizio del comune di Casamicciola, la quale durante la conferenza stampa, tenutasi al termine della riunione del centro di coordinamento dei soccorsi, ha declinato ogni responsabilità relativamente a questo disastro annunciato. Invero, come sta emergendo dai documenti fin qui pubblicati, colpevoli sono stati un po’ tutti.
Certamente lo è stato chi ha ignorato gli allarmi lanciati prima della tragedia e su cui la Procura di Napoli sta adesso indagando. Al vaglio dei magistrati sono finite, non per niente, le denunce, presentate giorni prima della frana, da Giuseppe Conte, ex sindaco di Casamicciola, il quale sostiene di aver inviato 23 Pec all’indirizzo della Prefettura, del Sindaco di Napoli e della Protezione Civile regionale, senza però ottenere alcuna risposta.
Infine, ad essere chiamato in causa in queste ore è un altro Giuseppe Conte. Si tratta dell’ex premier, il quale è accusato di essere il responsabile politico di questa tragedia, avendo il suo governo varato nel 2018 un condono edilizio per gli immobili a rischio di crollo presenti sull’isola. Conte risponde negando ogni addebito e accusando gli avversari di sciacallaggio mediatico.
Tuttavia, è un fatto che qualcosa non è andato per il verso giusto. Se non altro, perché Casamicciola non è nuova a questo tipo di fenomeni. Nel 2006, sull’altro versante della montagna, una frana uccise 4 persone e ne lasciò molte altre senza casa. A questi smottamenti, causati da nubifragi e alluvioni, si aggiungono i terremoti, che da secoli affliggono il territorio.
Storico, a tal proposito, è rimasto il terremoto del 28 luglio 1883, che provocò la morte di oltre 2000 persone. Fra questi i genitori e la sorella del filosofo Benedetto Croce, che nelle sue memorie attribuisce proprio alla tragedia lo sviluppo in lui di una coscienza critica riguardo al “problema ontologico del male”.
Ultimo, in ordine di tempo, quello del 2017, che pur non avendo provocato grandi perdite di vite umane, ha avuto comunque delle pesanti implicazioni sul presente. Il condono edilizio, che i politici nazionali e locali continuano a negare, è stato concesso, infatti, all’indomani del terremoto. Più precisamente, tale provvedimento fu inserito nel Decreto Genova, destinato alla ricostruzione del Ponte Morandi dopo il crollo nell’estate del 2018.
Un altro disastro annunciato e che riapre il dibattito sul dissesto idrogeologico di vaste aree del nostro Paese. Secondo il Capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, il 94% del territorio italiano è a rischio idrogeologico ed il 44% a rischio sismico. Pur vivendo in una terra dall’ecosistema pressoché unico, esso è reso oltremodo fragile dagli abusi edilizi e dai cambiamenti climatici.
Ogni anno, infatti, in Italia vengono costruite circa 20 mila nuove case abusive. Immobili che per l’80% non vengono poi demoliti, nonostante le ordinanze di abbattimento. Da qui, il proliferare di condoni, più o meno nascosti, che restituiscono il quadro di un’Italia che cade letteralmente a pezzi. Un’Italia in cui, pur cambiando i governi, si continua a costruire in modo scellerato, in barba alle normative vigenti.
Risulta, allora, pernicioso andare alla caccia del colpevole, chiedendo di arrestare i sindaci come dice qualcuno. In realtà, se si volesse davvero scongiurare il pericolo di nuovi disastri ambientali, basterebbe fare prevenzione, vigilando sul rispetto dei piani regolatori comunali.
Occorrerebbe, inoltre, stimolare la collaborazione fra cittadini e istituzioni, infrangendo quel muro di gomma che si cela dietro ogni illecita sanatoria edilizia. Solo così saremo certi che la terra non ci tremerà sotto i piedi al primo scroscio di pioggia o alla prima scossa di terremoto. Buona fede permettendo.
Gianmarco Pucci