La coperta economica è corta. Si sta alzando il livello di allarme per l’assistenza ai disabili adulti gravi

“La Salute è il primo bene”, recita uno slogan che ormai è parte del nostro essere. E in effetti, ci si rende conto di quanto questa ricchezza sia fondamentale per la nostra vita quando, per una ragione o per l’altra, viene meno o si ha a che fare con persone che questo bene non l’hanno mai avuto. È il caso delle persone affette dal disturbo dello “Spettro autistico”.

Questi soggetti che convivono con un problema neurologico di cui ancora si ignorano troppi aspetti sono, indirettamente, l’esempio vivente di quanto la Salute non sia affatto scontata. Va detto, per correttezza, che anche nell’Autismo esistono degli stadi (o se preferite dei livelli) che determinano la gravità del disturbo. Nelle prossime righe, affronteremo il problema in ambito burocratico con un futuro tutt’altro che sereno per i disabili e le loro famiglie. Partiamo con un dato di fatto: la coperta economica è, ahimè, assai corta ed oggi, le problematiche monetarie stanno alzando il livello di allarme, specialmente per i disabili adulti gravi che, ancora, riescono a godere di un’assistenza pubblica.

Fonte: Guida Psicologi

Correva l’anno 2023 e nel mese di dicembre, dalla sede della Regione Lazio di via della Pisana, venne emanata una delibera in cui si stabiliva una necessaria riformulazione dell’assistenza per 89 disabili e, soprattutto, della copertura economica a carico della Regione. Stando a quanto appreso, a partire dal prossimo anno (1° gennaio 2025) quest’assistenza verrà “scaricata” ai Comuni i quali hanno già dei bilanci che farebbero venire i capelli dritti anche ai calvi.

Ma torniamo al 2023 e cerchiamo di analizzare esattamente l’accaduto: la decisione di una riesamina del supporto a questi adulti disabili ha visto l’interruzione dei fondi e la presa in carico da parte delle ASL locali. Una decisione che ha gettato panico e sconforto in tutte quelle famiglie che vivono quotidianamente questo annoso problema. Sì, perché, se fino ad oggi molti di questi adulti erano stati inseriti in case-famiglia, dopo questa decisione il rischio di vedere bruscamente interrotta l’assistenza è diventata una spada di Damocle a tutti gli effetti. Molti genitori, preoccupati del futuro dei loro figli, hanno deciso di impugnare le delibere, facendo ricorso al TAR. I giudici dovrebbero esprimersi il prossimo 9 luglio.

Nel frattempo, gli appuntamenti fra esponenti della Regione e del Comune non hanno portato l’esito sperato. Da parte di quest’ultimo (nello specifico dall’Assessorato alle politiche sociali di Barbara Funari), è partita una lettera (lo scorso 27 maggio) verso l’omologo della Regione (Massimiliano Maselli) in cui viene specificato come “questa Amministrazione ad oggi non è titolare né ha in carico le persone inserite nella delibera di giunta del 2023, i cui percorsi residenziali e semi-residenziali sono stati disposti dalle Asl 1, 2 e 3, presumibilmente in carenza di posti nelle strutture sociosanitarie, con propri, autonomi provvedimenti e senza alcuna condivisione preventiva ai suddetti inserimenti con questo Dipartimento/Assessorato e con i Municipi”. 

Fonte: Canale Dieci

Fonte: Roma Capitale

Ad ogni modo, lo stesso Assessore Funari ha reso noto che da parte del Campidoglio resta aperta la possibilità di un confronto con gli esponenti della Regione Lazio per la creazione di un “budget di salute”, cioè un accordo tra i due attori per sostenere i servizi dedicati alle disabilità.

L’emendamento prevede una cifra di 580.000 euro per Roma Capitale. Una cifra che, per questo campo, appare totalmente insufficiente per garantire la continuità dei servizi di assistenza a queste persone affette da tale disabilità. “E’ un terzo di quanto servirebbe, considerando che il costo per l’assistenza è di circa 3 milioni di euro l’anno e da luglio a dicembre abbiamo quantificato in poco più di 1 milione e 200.000 euro. Il problema si riproporrà dal 1° gennaio 2025, per questo stiamo cercando di reperire fondi dall’assestamento di bilancio che andrà in discussione a luglio”, ha spiegato Barbara Funari.

Una realtà amara, come se il problema dell’Autismo non fosse già sufficientemente grave. E come sempre, a farne le spese, non saranno i burocrati chiusi nei loro palazzi del potere ma chi, purtroppo ancora oggi, deve fare i conti con una Scienza “limitata”, incapace di offrire una soluzione che ponga fine alle sofferenze di questi uomini e donne di qualsiasi età e alle rispettive famiglie.

Stefano Boeris

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