Non c’è capomafia senza un territorio, senza una società, senza un’organizzazione complice
L’arresto di Matteo Messina Denaro ha destato un doveroso clamore, che ha messo in ombra il problema principale di tutta la vicenda: la borghesia mafiosa.
Non c’è capomafia senza un territorio, senza una società, senza un’organizzazione complice.
È vero, con l’arresto di Messina Denaro, la mafia di stampo stragista ha chiuso un ciclo di autori e personaggi collegati agli anni più violenti. Una violenza criminale, forte, evidente, con cui le mafie hanno messo sul piatto della bilancia un potere militare parallelo, in grado di mettere paura alle istituzioni e, probabilmente, trattare con lo Stato, certamente, trattare con la società civile.
Una trattativa che vede proprio in Messina Denaro un’esponente di una nuova mafia, l’ultima stragista, la prima borghese. Fatta di corruttela, voti di scambio, rapporti e legami tra imprenditoria e amministrazione pubblica, tutto all’apparenza lecito, tutto tremendamente inopportuno.
È la nuova mafia, è la borghesia mafiosa, a cui partecipano ogni giorno, anche inconsapevolmente, milioni di italiani, di cittadini, che ignari di relazioni e rapporti paralleli, scelgono, acquistano, consumano, da negozi, bar, ristoranti gestiti dalle mafie, dai loro prestanome, o da persone perbene collegate a gruppi mafiosi.
E’ una borghesia mafiosa, uno stato intermedio che ha normalizzato il potere mafioso, rendendolo imprenditoria, peraltro spesso sana, in cambio di riciclaggio, finanziamenti, hub per fornitori più o meno occulti. In grado di emergere da un cono d’ombra in cui paradossalmente era più facile fare luce, oggi invece, che la mafia opera alla luce del sole, per individuare i punti di contatto, occorre ombreggiare, aumentare il contrasto, diminuire la luminosità.
Non è un filtro Instagram, è l’immagine nitida di una borghesia mafiosa che entra di diritto nel vocabolario giuridico, che ridisegna il modus operandi della criminalità, che parte dalle elezioni, finisce nelle nomine, negli appalti, si avvinghia sugli affidi diretti. Si estende nelle autorizzazioni, emendamenti, a favore o contro qualcuno, qualcosa.
La borghesia mafiosa è in definitiva la normalizzazione di uno stato corrotto, più o meno consapevolmente, in cui Mafia S.p.a. riesce tramite funzionari, dirigenti, avvocati, architetti, medici, imprenditori, a generare un circuito profittevole per tutti, una filiera economica impressionante a cui, per opportunità o per vincolo, diventa difficile sottrarsi.
Alberto Siculella