L’insediamento del governo Meloni e lo scenario che si apre
Il consenso della Meloni continua a crescere e la glorificazione del leader del momento, come di consueto, non tarda ad arrivare. Dopo il discorso in parlamento, condito dagli epinici dei diversi parlamentari di destra intervenuti, il neoeletto Presidente del Consiglio si è conquistato apprezzamenti anche da parte di alcuni esponenti di sinistra e di certa stampa “convertita”.
In tal senso basti pensare a quella schiera fatta dai vari D’Alema e Recalcati che non hanno risparmiamo endorsment all’operato dell’attuale governo. La figura dell’uomo forte, che in questo caso è donna, sembra continuare a mantenere una certa capacità attrattiva.
I primi provvedimenti del neo-insediato governo hanno di certo contribuito a rafforzare l’usuale retorica della figura provvidenziale e di rottura. Si guardi alla stretta sui rave party, sulla quale un eccitato Salvini non ha tardato a commentare con quello che ormai sembra essere il motto dell’attuale destra: “è finita la pacchia”. Sono proprio gli slogan a segnare l’operato del neo-insediato governo, che sembra finalmente, a sentire i diversi esponenti della destra nostrana (e non solo), aver dato inizio a quel processo di rottura con i passati governi e di rinascita valoriale.
Proprio l’attenzione a tematiche di carattere identitario, come lo sono l’immigrazione e la sicurezza, contribuisce all’immagine di una coalizione forte di cui la Meloni, grazie alla propria autorità, sarebbe la garante; tutto ciò anche in contrapposizione alle pretese e a certe dichiarazioni quantomeno non allineate dei due alleati di governo.
Non sono mancati, in tal senso, i “Meloni tira dritto” di draghiana memoria. La realtà risulta, al momento, ben lontana da quella narrazione messianica a cui assistiamo negli ultimi giorni, secondo la quale una nuova fase della politica italiana è alle porte.
Alberto Fioretti