Il matrimonio tra Monumento e Piazza ha continuato ad incantare generazioni di cittadini e visitatori diventando sempre più inossidabile

Sono passati 300 anni da quel lontano 1725 quando, in occasione dell’anno giubilare, venne inaugurata quella destinata a diventare la Scalinata più famosa al mondo, oltreché un monumento della Città eterna. Parliamo di Trinità dei Monti o, come si suol dire nel gergo comune, la Scala di Piazza di Spagna.

E in questi tre secoli il matrimonio tra Monumento e Piazza ha continuato ad incantare generazioni di cittadini e visitatori diventando sempre più inossidabile. La maestosità di quei gradini, frutto del gusto scenografico del ‘700, unisce la collina del Pincio con l’area sottostante, un tempo separate da una collina che impediva ogni collegamento per via della ripidità e del fango presente.

La realizzazione, avvenuta fra il 1723 e il 1726, venne commissionata dal cardinale Pierre Guérin de Tencin all’architetto Francesco De Sanctis mentre l’inaugurazione spettò a Papa Benedetto XIII, in occasione del Giubileo.

Completamente in travertino, la Scalinata è formata da ben 11 rampe ciascuna delle quali contiene 12 scalini che, con un gioco di perfetta armonia, si dividono, serpeggiano per poi riunirsi dando un senso di continuo mutamento direzionale. Diverse balaustre, poi, sono posizionate sulle rampe che addolciscono la ripidità del colle e fungono da punto di sosta per romani e turisti che possono godere di una visuale unica al mondo.

Fonte: Sovrintendenza Capitolina

Come poc’anzi riportato, la struttura serviva ad unire la parte alta della collina con Piazza di Spagna e, per quella che era la realtà dell’epoca, l’area dominata dalla presenza dei francesi con la sottostante colonia spagnola.

Ma facciamo un passo indietro. L’idea di superare il dislivello era nata già qualche secolo prima come attestato da un documento del 1559. Venti anni dopo, nel 1579, la Camera Apostolica decise di acquistare il terreno ai piedi della chiesa per realizzare una scalinata che, secondo la visione di papa Gregorio XIII (1572-1585) avrebbe dovuto somigliare a quella dell’Aracœli. Nel diciassettesimo secolo, precisamente nel 1660, grazie al lascito del francese Stefano Gueffier, furono presentati i primi progetti di diversi architetti e, cosa assai interessante, proprio in quel periodo vi fu anche quello proveniente dalla bottega di Gian Lorenzo Bernini, che risulterà fondamentale per la successiva realizzazione grazie all’idea di un andamento concavo e convesso delle pareti e delle rampe a tenaglia. Iniziò, così, la disputa tra Santa Sede e Monarchia francese sul possesso dell’area interessata, che procrastinarono l’avvio dei lavori.

Nel 1717 Papa Clemente XI bandì un concorso per il progetto che vide la partecipazione dei più grandi tecnici dell’epoca. Ma, anche in questo caso, lo scontro tra Chiesa e Corona fece slittare i lavori che iniziarono sotto il pontificato di Innocenzo XIII. Non a caso, invero, le aquile araldiche della sua casata – quella dei Conti – vennero riportate assieme ai gigli di Francia, sui cippi posti alla base del monumento. Con Benedetto XIII si conclusero i lavori nel 1726.

Avvicinandoci ai giorni nostri, nel 1995, la Scalinata ebbe un importante e totale restauro. Vent’anni più tardi, nel 2015, grazie alla ‘Maison Bvlgari’, nuovi lavori di ristrutturazione interessarono il monumento che, il 22 settembre 2016, tornò a mostrarsi al mondo nel suo aspetto originario e maestoso.

E in questo periodo dell’anno in cui la primavera è alle porte, romani e non incominciano a fare il conto alla rovescia per quello che è uno spettacolo ed un colpo d’occhio meraviglioso: la colorazione di bianco e di lilla della Scalinata grazie alle azalee che ivi vengono poste. Il periodo temporale va dametà aprile a metà maggio e, in questo contesto, le macchine fotografiche dei passanti immortalano questa superlativa scenografia urbana che, sin dagli anni ’50, annuncia l’arrivo della bella stagione sull’Urbe. Questi fiori, curati dai maestri giardinieri di Roma Capitale, fanno parte dei circa 450 esemplari di ‘Rododendrum indicum’,azalea particolarmente adattata al clima romano.

Fonte: Vistanet

Insomma, uno spettacolo da non perdere, soprattutto in quest’anno così particolare segnato dal Giubileo e dal compimento dei 300 anni di vita del Monumento. Buona visione a tutti!

Stefano Boeris

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