Nel 1970 uscì nelle sale Anonimo veneziano che ebbe un ottimo successo supportato dalla splendida musica di Stelvio Cipriani
Nel 1970 esce nelle sale Anonimo veneziano, film diretto da Enrico Maria Salerno con protagonisti Florinda Bolkan e Tony Musante. Si tratta di una storia d’amore struggente tra un musicista, Enrico e la sua ex moglie Valeria. I due, anche se non si sono mai separati legalmente, non si vedono da molti anni e hanno un figlio in comune, un figlio che Enrico non ha mai conosciuto.
Le prime immagini vedono Valeria che, in una pallida mattina autunnale, giunge in treno a Venezia proveniente da Ferrara, città dove vive con un altro uomo. Come ho già detto sono molti anni che non si vedono ed è Enrico che ha chiesto l’incontro. La donna è preoccupata che si tratti di qualche richiesta di soldi da parte di lui o che addirittura avanzi qualche pretesa sul figlio.
La mattinata passa tra lunghe passeggiate per i calli della città e qualche sosta in un bar, Valeria chiede, ma Enrico cambia sempre discorso, la conversazione si muove tra parole a volte dolci a volte aggressive, tra paura e lo scorrere dei ricordi. “Venezia sta affondando” dice ad un tratto lui, poi una breve pausa e, guardando l’acqua che scorre sotto di loro, lascia intendere che non esiste via di uscita per una città che poggia le proprie fragili fondamenta sull’acqua. Ogni tanto fa capolino il sole e il pessimismo sembra svanire, Valeria è paziente e curiosa, ma poi vediamo che il suo desiderio di sapere lentamente si assopisce per lasciare spazio alla serenità di quella lunga passeggiata nei ricordi e nella città che è stata lo spazio magico della loro storia.
Enrico è professore d’orchestra e suona l’oboe alla Fenice, aspirava a diventare direttore d’orchestra, ma non ce l’ha fatta, tuttavia ora, per la prima volta ha l’occasione di dirigere un ensemble. Si tratta di un gruppo di studenti del conservatorio che vogliono eseguire un brano di un anonimo autore di origine veneziana.
Le ore passano e Valeria lentamente, ma poi nemmeno tanto, si rende conto di amare ancora Enrico e sullo sfondo della nuova chance di quest’uomo sembra trasparire la speranza di un futuro che li possa vedere di nuovo uniti.
Ad un tratto però, l’atmosfera decadente, ma dolce di Venezia diventa cupa e amara perché Enrico le confida di essere ammalato e di avere ancora poco da vivere. Eccolo dunque il motivo, ecco perché le ha chiesto di venire a Venezia. Non sarà un inizio ma una nuova fine. Valeria gli si concede un’ultima volta, nella consapevolezza che oramai è troppo tardi per tornare indietro e cambiare il corso delle loro vite.
Le ultime immagini vedono Enrico che dirige l’ensemble per la registrazione del brano dell’anonimo veneziano all’interno di una chiesa sconsacrata. Valeria guarda il suo uomo che muove la bacchetta di direttore d’orchestra come ultimo gesto vitale tra i ragazzi che rappresentano il futuro e la vita stessa che presto lo abbandonerà.
Il film ebbe un ottimo successo sia di critica che di pubblico, supportato, oltre che dalla straordinaria interpretazione dei due protagonisti, (Florinda Bolkan vinse il David di Donatello come migliore attrice protagonista), dalla splendida musica di Stelvio Cipriani, (nastro d’argento per la migliore colonna sonora). Anche Enrico Maria Salerno ricevette il Davide per la sua prima regia e vinse, (almeno dal punto di vista della critica) l’ideale competizione con l’Hollywoodiano Love story del regista statunitense Arthur Hiller che trattava una storia simile, e uscito anch’esso nel 1970.
Una annotazione va fatta ancora sulla musica e riguarda proprio Love story. L’autore della colonna sonora di quest’ultimo, Francis Lai, che per quella musica vinse l’oscar, fu accusato di aver in parte plagiato la composizione di Stelvio Cipriani. La querelle si concluse però con un nulla di fatto poiché lo stesso Cipriani dichiarò che stimava molto l’autore francese e che secondo lui il plagio non c’era stato.
Lello Mingione