La pellicola ebbe un grande successo di pubblico soprattutto per la perfetta alchimia tra Sordi e la Vitti, due grandi che poi rivedremo ancora insieme in altre due regie di Sordi: Io so che tu sai che io so e Polvere di stelle
Nel 1969 esce nelle sale “Amore mio aiutami” quarto film di Alberto Sordi come regista.
Giovanni e Raffaella, rispettivamente lo stesso Sordi e Monica vitti, sono una coppia serena e collaudata da dieci anni di matrimonio. Lei un po’ stralunata, ma dolce e affettuosa, lui un dirigente d’azienda completamente dedito al lavoro e alla moglie. Tutto perfetto dunque. Finchè una mattina, leggendo un articolo sul giornale non viene fuori l’argomento della sincerità. Fra marito e moglie bisogna dirsi tutto? Giovanni è fermamente convinto di si. Qui arriva il colpo di scena, Raffaella, rassicurata dalle parole del marito, prende coraggio e gli confessa di essere fortemente attratta da un uomo che incontra regolarmente tutti i mercoledì quando va ad ascoltare un concerto di musica da camera.
Giovanni è molto colpito, ma forte di quanto affermato sulla sincerità tra marito e moglie, prova a far ragionare Raffaella, mettendola a suo agio e dicendole che di sicuro si tratta di un’infatuazione temporanea destinata a sparire presto. L’importante è dirsi tutto. Raffaella lo prende in parola e comincia a raccontargli ogni cosa, quello che prova quando incontra l’altro, la paura e l’emozione e l’attesa, insomma ogni dettaglio di ciò che sente in fondo all’anima. Sembra più un rapporto tra padre e figlia che tra due persone adulte e sposate. E Raffaella sembra malata più che innamorata, vittima di una vera e propria patologia dalla quale tuttavia Giovanni è fiducioso che presto ne uscirà guarita.
Le cose però vanno sempre peggio, lei non riesce a liberarsi e anzi accentua il suo coinvolgimento amoroso, arrivando addirittura ad avere dei problemi psicomotori, (un braccio che muove a fatica e una gamba che non risponde agli stimoli della mente). Insomma, Raffaella è davvero malata. Fortemente coinvolta da questo amore platonico. Già, platonico, perché in tutto questo il suo presunto amante, Valerio Mantovani, un attraente professore di fisica, non sa nulla dei suoi turbamenti. Tant’è che quando Giovanni, deciso ad arrivare in fondo alla questione, va a casa del professore e gli chiede di aiutarlo, questi cade dalle nuvole; tuttavia, si rende disponibile a non andare più ai concerti, bloccando così ogni possibilità che i due si incontrino.
A questo punto Raffaella entra in una profonda crisi che arriverà al culmine quando Giovanni le confessa di aver parlato con il professore. E qui c’è la scena che viene considerata cult del film. I due litigano fortemente con Giovanni che insegue la moglie sulla spiaggia chiedendole di dire una volta per tutte che non ama il professore. Schiaffi, calci pugni, un frullato di botte che alla fine porterà Raffaella e dichiarare: “No, non lo amo più”. La scena successiva mostra la coppia nella loro villa sul mare che accoglie gli amici in un caldo pomeriggio estivo. Raffaella sembra finalmente libera dalla sua ossessione, è gentile, quasi servile, disponibile ad ogli richiesta del marito. Si tratta però di una mera illusione, basterà una telefonata del professor Mantovani a far ripiombare la donna nella crisi più profonda.
L’epilogo sarà molto triste, Giovanni, su richiesta della moglie, decide di fare con lei una crociera in Spagna sperando di superare l’ennesima crisi. Anche stavolta però sarà tutto inutile, sulla nave viaggia anche il professore che sta trasferendosi nella penisola iberica per lavoro. Raffaella dunque gli ha mentito, il viaggio in nave è solo una scusa per stare vicino all’uomo che ama. Le ultime immagini vedono Giovanni che, dopo essersi adoperato per far avere a Raffaella i documenti che le permetteranno di restare in Spagna accanto al suo amore, si allontana distrutto dall’albergo.
La pellicola ebbe un grande successo di pubblico soprattutto per la perfetta alchimia tra Sordi e la Vitti, due grandi che poi rivedremo ancora insieme in altre due regie di Sordi: “Io so che tu sai che io so” e “Polvere di stelle”. La prima cosa che viene alla mente dopo aver visto il film è che questa quarta regia del grande attore romano, seppur inquadrata in una sceneggiatura percorsa a tratti da una comicità irresistibile, racconta una storia molto amara, forse addirittura troppo.
Insomma, anche se si ride molto, l’ironia che traspare è sempre velata da una grande tristezza. Chi guarda il film percepisce che entrambi i coniugi sono colpevoli, lui troppo buono e accondiscendente, lei un po’ egoista, trincerata dietro la sua malattia d’amore, malattia per la quale tutto le deve essere concesso. Bravissimi tutti, a partire dai protagonisti fino al professor Mantovani interpretato dal misurato ed elegante Silvano Tranquilli. Da ricordare, inoltre, che le scene della crociera furono girate sul transatalantico Raffaello dove poi il regista volle proiettare il film in anteprima mondiale.
Un’ultima annotazione, più che altro una curiosità; nella scena cult di cui parlavamo, quella sulla spiaggia per capirci, la Vitti ebbe come controfigura una giovanissima Fiorella Mannoia, giusto qualche anno prima che quest’ultima si affermasse come grande interprete della canzone italiana d’autore.
Lello Mingione