Auguriamoci che il Parco possa tornare a splendere come accadeva un tempo e che possa ospitare, in totale sicurezza, tutti coloro che vogliono dimenticare il grigiore del cemento e dell’asfalto
Roma ha una vastità di aree verdi da fare invidia a tante altre città, capitali e non. Eppure, sembra che queste realtà non interessino a nessuno, se non a chi le sfrutta come discariche o per farci accampamenti abusivi con tende e lamiere rimediate chissà dove.
Il riferimento non è tanto legato alle grandi ville (Pamphili, Borghese, Ada) bensì a parchi più piccoli che meriterebbero maggior rispetto. Il caso che andremo a trattare nelle prossime righe riguarda una zona verde che ha una Storia anche molto interessante e che racconta quello che era Roma fino a prima del boom edilizio, almeno in quel quadrante. Parliamo del Parco Giovanni Paolo I, meglio conosciuto dai residenti di lunga data come Villa Veschi.
Iniziamo col tornare un po’ indietro nel tempo quando, nella prima metà del Novecento (anni ’30) vi fu il rinnovamento di un vecchio casale ottocentesco che l’allora industriale Riccardo Veschi, decise di commissionare.
La famiglia Veschi era proprietaria di una fornace ancora oggi visibile (che ci auguriamo possa essere messa a disposizione della cittadinanza prima che ripiombi nel degrado!) e che dava lavoro a molte famiglie ivi residenti. La zona dell’Aurelio (nello specifico di Valle Aurelia) era, infatti, ricca di attività che producevano laterizi.
L’edificio, ancora oggi esistente è chiuso al pubblico, ed è nascosto dalla vegetazione che negli anni è divenuta sempre più fitta. Il parco ha un’estensione di 4,5 ettari ed è stato, per così dire, diviso in due negli anni recenti: la porzione, da sempre pubblica, ha assunto il nome di Giovanni Paolo I e “tocca” la parte finale di via Vitelli, la prima metà (a scendere) di via Gandino e la seconda metà (andando verso Valle Aurelia) di via Moricca.
La zona alta della Villa, invece, ha mantenuto il nome dei Veschi ed è un’area privata al cui interno vi è un immobile con una piccola chiesa neoromanica annessa, dedicata alla Madonna del Lavoro. Una parte del parco, sempre nella parte superiore, ospita un asilo nido che insiste su Via Scaduto.
Ebbene, qualche anno fa (2014), una parte della collina a ridosso del Parco Giovanni Paolo I fu soggetta ad uno smottamento che travolse delle abitazioni di fortuna costruite da alcuni senzatetto. Va detto che sopra questa collina si ergono dei palazzi che, almeno all’apparenza, sembrano poggiare sull’argilla. Vero è che oggi, dopo alcuni anni da quell’incidente e dopo innumerevoli insistenze da parte di cittadini e comitati di quartiere, qualcosa sembra essersi smosso.
Alla presenza delle autorità del XIII Municipio Sabrina Giuseppetti, del Presidente della Commissione Lavori Pubblici di Roma Capitale Antonio Stampete e dei rappresentanti del ComitatoCittadini Valle Aurelia, nella giornata di inizio primavera, sono partiti ufficialmente i lavori di messa in sicurezza dell’area interessata alla frana.
Fonte: Facebook – ComitatoCittadini Valle Aurelia
La Presidente Giuseppetti ha così commentato sulla sua pagina Facebook: “Questa mattina (21 marzo n.d.r.) alla presenza dei tecnici del Dipartimento CSIMU e dell’impresa esecutrice si è aperto il cantiere per realizzare i lavori di stabilizzazione della frana che nel 2014 colpì la collina di Villa Veschi zona via Moricca. I lavori avranno una durata di circa un anno ma non comporteranno la chiusura del parco Giovanni Paolo I né dell’area ludica con giochi per bambini presente in quella zona. Grazie al Presidente della Commissione Lavori Pubblici di Roma Capitale Antonio Stampete e al Comitato Cittadini Valle Aurelia per essere sempre presenti sul territorio”.
Auguriamoci, dunque, che il Parco possa tornare a splendere come accadeva quando chi scrive era bambino e che possa continuare ad ospitare, in totale sicurezza, i cittadini della zona e tutti coloro che vogliono tuffarsi in una macchia verde per dimenticare, almeno per qualche momento, il grigiore del cemento e dell’asfalto.
Stefano Boeris