Fino al 30 marzo a Roma lo Slava’s Snowshow con la compagnia del clown russo più famoso del mondo
Alla fine dello spettacolo uscirete dal Teatro Olimpico col sorriso sulle labbra e i capelli un po’ bagnati. Forse vi troverete addosso anche diversi fiocchi di neve, o presunti tali, simulati in realtà con striscioline di velina bianca sparate in aria dai grossi ventilatori di scena per simulare la vostra più grande, tremenda e inesorabile nevicata nella steppa. Tutto questo senza causarvi il minimo disagio, anzi, con la vostra piena soddisfazione per avere vissuto un sogno infantile anche se avete superato una certa età.
Lo Slava’s Snowshow, ospite della stagione dell’Accademia Filarmonica Romana, è tornato a Roma dopo dieci anni (nel 2015 era stato rappresentato al Teatro Argentina). Questa edizione, adatta sia agli adulti che ai bambini, dura 80 minuti, più l’intervallo. Dopo Roma, il tour proseguirà ad aprile per Firenze e La Spezia.

Foto di scena di Aya Rufin
Il creatore magico di tutto questo è Viacheslav Polunin (74 anni), per tutti solo Slava. Nato a Novosil, poco più di tremila anime a 360 chilometri a sud di Mosca, per diventare un mimo ha studiato a San Pietroburgo (che allora si chiamava Leningrado) frequentando l’Istituto di Cultura. Per anni si è esibito sui palcoscenici con un partner artistico, Alexander Skvorcov, diventando una icona della moderna clownerie russa.
Negli anni Ottanta, con la sua compagnia Licedei, Slava forgia il suo personaggio più iconico, Assissiai, una figura commovente che indossa una tuta da lavoro gialla e un paio di voluminose pantofole di peluche rosse.

Slava, ritratto da Anna Bogodist
Lo Snowshow prende vita dal 1993 e da allora ha solcato i palcoscenici di tutte le città del mondo, visto da milioni di spettatori. In ogni nazione dove viene rappresentato, lo Snowshow modifica leggermente solo la colonna sonora, per inserire dei riferimenti nella lingua locale, dato che lo spettacolo non ha un vero e proprio testo parlato.
Nell’edizione in scena al Teatro Olimpico, ad esempio, ci sono spezzoni di brani musicali tratti da Paolo Conte (riconoscerete Vieni via con me) e qualche altro motivo italiano, ma come si conviene a uno spettacolo di clownerie è prevalentemente con la mimica che gli artisti si esprimono, lasciando spazio alla fantasia di ogni spettatore la facoltà d’interpretare a suo piacimento il significato delle scene.

Slava, ritratto da Vincent Gailhac
Il protagonista Assissiai ora è interpretato da Artem Zhimolokhov, mentre Slava si unisce alla sua compagnia per gli applausi a fine spettacolo. In scena anche suo figlio, Ivan Polunin, il clown spilungone detto Vanja. Dell’équipe fanno parte poi diversi altri artisti russi, tutti bravissimi, che animano le scene coinvolgendo direttamente gli spettatori. Come? Camminando in bilico sui braccioli delle poltrone della platea, spruzzando un po’ d’acqua dalle bottigliette e così via, riuscendo a creare una fattiva collaborazione da parte del pubblico che li aiuta a non cascare addosso a qualcuno. Chi è assiso, infatti, alza le mani per offrire l’appoggio ai clown nel loro avanzare, fingendo d’incespicare sui braccioli. Un altro momento esilarante è quando una enorme ragnatela bianca e trasparente si srotola sulle teste del pubblico, dal palcoscenico fino al fondo della platea, e tutti i presenti collaborano affinché l’enorme ragnatela si srotoli bene e avanzi oltre il capo di chi è seduto. Ci sono poi altri effetti speciali coinvolgenti, come le grosse sfere colorate e morbide che volano e tutti si mettono a giocare affinché le sfere continuino a rimbalzare qui e là sopra le teste. Come potete immaginare, a fine serata la sala del teatro è scherzosamente “distrutta”, ma ne è valsa la pena perché tutti tornano a casa felici come dei bambini.
Come ha fatto Slava a inventarsi uno spettacolo così? “Mi sono sempre basato sui miei sogni – ha spiegato in una intervista – che sono stati davvero molto importanti nella mia vita. Quando ero piccolo avevo un sogno ricorrente. Riguardava un fiume in particolare e poi, da grande, ho trovato esattamente il fiume del mio sogno per costruire vicino la mia casa. A volte, però, faccio sogni ricorrenti molto duri e pesanti, ma anche quelli si ritrovano nei miei spettacoli. Per alcune scene, ad esempio, mi sono ispirato a un vento freddo, invernale, che travolge tutto sulla musica dei Carmina Burana”.

Foto di scena di Aya Rufin
In definitiva, l’arte di Slava spazia in forma onirica e poetica dal barone di Munchausen ai viaggi di Gulliver. Grazie all’influenza di grandi artisti come Charlie Chaplin, Marcel Marceau e Leonid Engibarov, Slava e la sua compagnia hanno rielaborato il ruolo del clown, portandolo nelle strade e nei più grandi teatri del mondo anziché nel mondo dei circhi. Slava ha fondato a Parigi anche una scuola di formazione e molti dei suoi ex allievi oggi prendono parte alle produzioni del Cirque du Soleil.
Lo Snowshow, che gira il mondo ininterrottamente da trentadue anni, è stato insignito di tantissimi premi internazionali. Sono oltre cinquanta le compagnie locali che si aggiungono ad ogni tappa del tour, ingrandendo sempre di più l’équipe di artisti base dello Slava’s Snowshow.
Daniela Binello
Nota: Si ringrazia l’Ufficio stampa dell’Accademia Filarmonica Romana per la gentile concessione delle immagini fotografiche.