Accoglienza, un termine del quale oggi si abusa e che spesso e volentieri ha un sinonimo chiamato Ipocrisia
L’altro giorno mi sono trovato a passare con la macchina su via Angelo Emo e, all’altezza del parcheggio della stazione Metro “Cipro”, ho notato una pattuglia dei Carabinieri che stava sistemando un nastro di isolamento attorno alla carcassa di un furgone bruciato. Poco dopo, ho letto la notizia che un uomo era morto carbonizzato. La vittima si chiamava Mario Antonio Furani, un ottantaduenne originario di Casamassa, in provincia di Rovigo, ritrovato nella parte posteriore del caravan Volkswagen.
Dopo l’intervento dei Vigili del Fuoco è giunto il personale del 118 con gli agenti di Roma Capitale ed il medico legale. L’incendio, secondo quanto riscontrato sarebbe divampato per cause accidentali. L’anziano signore era conosciuto nel quartiere e viveva nel furgone da anni.
Ma questa tragedia di via Angelo Emo non è l’unica: sono tante, troppe, le situazioni di barboni che vivono in camper o roulotte e che, specialmente in questa parte fredda dell’anno, si riscaldano con mezzi di fortuna che possono portare a veri e propri drammi.
Nonostante queste notizie di cronaca nera, i politici nazionali e locali continuano a fare orecchie da mercante. L’accoglienza continua ad essere uno slogan elettorale che poi, dati alla mano, scade nella più assoluta ipocrisia. Accogliere significa dare a chi ne ha bisogno una vita migliore, attraverso strumenti che siano in grado di restituire dignità alla persona.
Invece, ciò che è sotto gli occhi di tutti e che in pochi hanno il coraggio di denunciare, è un abbandono del bisognoso che deve arrangiarsi come meglio può per sopravvivere.
Quanti altri Mario Antonio Furani dovranno morire prima che la politica comprenda che non ci sono risorse per accogliere chiunque bussi alla porta? Smettiamola di indossare la maschera del buonismo e iniziamo a ricostituire un ordine che ormai non esiste da anni.
Una città come Roma ed una Nazione come l’Italia non possono essere considerate “terra di nessuno” dove chiunque pensa di poter fare ciò che crede.
In una realtà Civile, il signor Furani sarebbe stato messo in un istituto per persone anziane (e magari anche disabili), con un letto dove dormire, un bagno dove lavarsi ed una mensa dove mangiare. Il tutto gestito da personale sanitario competente.
La morte del signor Furani e dei tanti senzatetto presenti nella Capitale e in tutta Italia deve essere attribuita alla classe politica nazionale e locale, moralmente responsabile e inadatta a stare al timone della Nave tricolore.
Stefano Boeris