Il triste spettacolo offerto dalla nostra politica
La farsa, si sa, è la cifra stilistica classica della nostra politica. Sarà la passione per il teatro che mette d’accordo tutti, dalla pirandelliana Agrigento alla goldoniana Venezia, ma la nostra politica tende alla scenata, alla reazione eclatante, al gesto esagerato. Poi diciamocelo, il Parlamento è il setting perfetto: acustica eccellente, forma concava e visuale ottima.
Sembra un antico teatro greco. Peccato che alla fine, più̀ che le serie sfide al destino degli eroi euripidei, ci tocca ben più̀ spesso assistere ai soggetti del più̀ grottesco Aristofane.
Qualche anno fa il Salsicciaio di turno era stato Vittorio Sgarbi, che dopo aver insultato la magistratura è stato impacchettato e cacciato dal parlamento. La sua caratteristica principale non sembra essere la passione ideologica (comunista nel ’90, sostenuto da DC ed MSI nel ’92, radicale nel ’94, poi Berlusconiano da lì in poi) o la preparazione politica, che lo ha portato al massimo a fare il sindaco in piccole realtà̀ locali. Semmai, appunto, ha una spiccata propensione per il teatro.
Il punto è: in scenari politici e soprattutto giornalistici come i nostri, questa qualità̀ è una forza eccezionale. Lo dimostra la simpatia e la copertura riscosse dalle esternazioni di un Vincenzo De Luca, lo dimostra il coinvolgimento rabbioso che ottengono le ciliegie di Salvini.
È proprio per questo che un “successo” televisivo come Sgarbi riesce a vendersi anche come personaggio politico serio per svariati decenni, regolarmente ospitato in trasmissioni di approfondimento politico.
In Italia amiamo appassionarci per fatti spettacolari, siamo esperti lanciatori di monetine a politici corrotti. Facciamo ancora fatica, quando il sipario si chiude, ad interessarci dei fatti.
Alberto Fioretti