Dopo 30 anni di latitanza, il boss Messina Denaro è stato consegnato alla giustizia
Lunedì 16 gennaio è stato arrestato il boss mafioso Matteo Messina Denaro, da tutti noto come il capo di Cosa Nostra. A distanza di 30 anni dall’inizio della sua infinita latitanza, il ROS dei carabinieri è riuscito finalmente a mettere le mani sull’uomo più ricercato d’Italia.
L’arresto è avvenuto in mattinata a Palermo, all’interno della clinica privata “La Maddalena”, dove il boss era sottoposto a terapie mediche dovute ad un tumore al fegato di recente formazione. Qui, ricoverato sotto falsa identità con il nome di Andrea Bonafede, si è recato lunedì mattina per il ciclo di chemioterapia.
Le indagini sulla sua persona sembrano aver avuto un’accelerazione negli ultimi due anni, quando è iniziato il periodo di malattia, e l’operazione sarebbe stata possibile grazie alle intercettazioni di alcuni familiari a lui vicini. E ora partiranno anche le indagini sulla rete di protezione garantita al boss dei boss, così come è stata avviata da subito la ricerca del suo covo.
Si conclude così la latitanza dell’uomo che, insieme al suo spietato capo Salvatore Riina, ha segnato molti degli eventi più bui della storia recente italiana, legando il suo nome ai delitti eccellenti di questo Pese. Da Falcone e Borsellino al piccolo Giuseppe Di Matteo, Messina Denaro ha condotto una lotta sanguinaria contro lo Stato e la legalità per conto di Cosa Nostra. La stessa organizzazione di cui, dopo esserne diventato capo nel 2006 in seguito all’arresto di Provenzano, ha continuato a dirigere i soliti affari: estorsioni, ricatti, traffico di droga e riciclaggio di denaro.
Se per lo Stato lunedì 16 gennaio rappresenta la parola fine all’era delle stragi, per Cosa Nostra l’arresto del suo capo lascerà un vuoto di potere non indifferente. Ma questo, ovviamente, non deve far pensarci che la lotta alla mafia sia conclusa qui, perché ora più che mai serve dare la spallata definitiva ad un sistema che, agendo nell’illegalità e nella violenza con il benestare di uomini dello Stato, ha impiantato radici su tutto il territorio.
A rimanere nella storia però, più che la cattura, saranno le urla liberatorie delle forze di polizia che hanno messo in atto l’arresto e la reazione dei palermitani, che si sono lasciati andare in un lunghissimo e rumoroso applauso, a sancire la vittoria delle istituzioni su quella criminalità organizzata con cui spesso, colpevolmente, sono scese a compromessi.
E chissà che proprio grazie a questi compromessi e con l’aiuto di apparati deviati dello Stato sia stata resa possibile una latitanza così prolungata. Per ora, sappiamo che finalmente Matteo Messina Denaro è stato consegnato alla giustizia. Quella giustizia che imploravano le sue numerose vittime.
Giulio Picchia