Il genitore ideale ha messo sotto l’albero come regalo per il figlio meno cose materiali, ma molto tempo in più da passare con lui in futuro
Era dal giro di boa del secondo millennio che non si aspettava in modo così frenetico l’arrivo del nuovo anno: il 2023! Difficile indicare quello che tutti noi ci aspettiamo, più facile indicare tutto quello che non vogliamo, che neanche elenco per ovvietà. Una cosa è certa: siamo cambiati. Sono cambiate le nostre aspettative, le nostre priorità. Meno grandi progetti e più ricerca di stabilità. Meno ansie da risultati e più concretezza dal presente. Lasciare questioni aperte non è più vivere la vita con un po’ di leggerezza ma una perdita di tempo.
Sia nel lavoro che nella sfera sentimentale basta con le incertezze, al bando le incomprensioni. Si cerca di parlare più chiaro, più direttamente, meno giri di parole, chi fa il vago ormai viene emarginato. Le grandi aziende hanno capito che il lavoro da casa fa risparmiare e con meno presenze fisse hanno già avviato un programma per ottimizzare gli spazi, stanze assegnate a rotazione, viaggi di lavoro solo se indispensabili ma soprattutto più controlli sugli obiettivi da raggiungere.
Le grandi abbuffate di personale, già limitate nell’ultimo decennio, sono un ricordo lontano. Persone di esperienza e giovani con nuove idee ed entusiasmi vanno fatti convivere meglio non in una sorta di competizione esasperata che stressa tutti, anche i risultati, ma in una giornaliera collaborazione costruttiva. Il giovane va’ aiutato a crescere, non lasciato “galleggiare” per paura che diventi bravo troppo velocemente.
Nella sfera privata le coppie sopravvissute agli ultimi anni si sono ulteriormente rafforzate, un rinnovato dialogo ha consentito un’attenzione diversa verso i figli, spesso prima lasciati allo sbando in una comoda indipendenza. Certo, a proposito dei figli, la scuola sta là, dormiente, con una classe dirigente antica che non vuole e non sa mettersi in discussione e con professori sottopagati poco stimolati. Con meravigliose eccezioni sicuramente, ma ancora troppo poche.
Se la scuola dorme, l’università pubblica è da tempo sprofondata in un letargo ancestrale ed anche qui i vari Rettori, che già poco si parlano tra di loro, non riescono a dare individualmente o in associazione una scossa al sistema. Il risultato è che sempre più giovani emigrano verso lauree più facili gestite online. Manca e va ritrovato quel senso di appartenenza: ad una famiglia unita, a una scuola, ad una Università. Nei paesi anglosassoni l’ammissione ad un college è motivo di stimolo e soddisfazione. Indossare la felpa o il cappello dedicati un grande orgoglio.
Il genitore ideale ha messo sotto l’albero come regalo per il figlio meno cose materiali, ma molto tempo in più da passare con lui in futuro.
Se lo facessimo tutti avremmo un Paese migliore!
Raimondo Astarita
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