“Per troppe donne, il diritto ad una vita libera dalla violenza non è ancora realtà”, ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
A ventidue anni dalla scelta dell’Onu di istituire la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il cammino verso “il diritto a una vita libera dalla violenza” è ancora lungo. Istituzioni, politica, società civile si mobilitano per sensibilizzare l’opinione pubblica con iniziative, incontri e approfondimenti. Proprio in questo contesto, si è svolta l’iniziativa del Comitato unico di garanzia (CUG) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
L’ISS si è colorato di rosso per l’occasione, e la sensibilità dei vertici ha contribuito a dare voce ad un’emergenza da cancellare, la violenza. L’iniziativa del CUG si è svolta nella mattina del 25 novembre e, attraverso letture ricche di storia, ha toccato l’anima dei presenti. Ad aprire il convegno è stato il Presidente dell’Istituto, Prof. Brusaferro, seguito dal Direttore Generale Andrea Piccioli. Un folto gruppo di ragazzi del liceo Talete di Roma ha partecipato con interesse, contribuendo con le musiche originali del giovane talento Marcello Aquili. Al centro della scena anche alcune letture tratte da “Ferite a Morte” di Serena Dandini e “Ogni volta che guardi il mare” di Mirella Taranto. Coordinatrice dell’evento è stata con il plauso dei presenti la Dott.ssa Popoli, presidente del CUG.
Il CUG ISS, ha introdotto molte novità, oltre alla creazione di un nucleo di ascolto organizzato, si è attivato per assicurare, nell’ambito del lavoro pubblico, parità e pari opportunità, al fine di prevenire e contrastare ogni forma di violenza fisica e psicologica, di molestia e di discriminazione diretta e indiretta. Inoltre, hadato un qualificato Contributo alla stesura di un Gender Equality Plan.
Emozionante è stata la proiezione di un filmato ideato dai dipendenti dell’ISS, tanto intenso da toccare l’anima e non riuscire a fermare le emozioni, un video autentico, pulito, lineare, bello, va detto, ma forse proprio per l’autenticità ancor più vero e penetrante.
Dopo ventidue anni, dunque, panchine e scarpe rosse, divenuti ormai simboli del tema e della giornata, sono ovunque. Negli ultimi decenni sono stati compiuti sforzi importanti per riconoscere, eliminare e prevenire la violenza, in tutte le sue forme. L’ISS non ha fatto un solo passo indietro. Tuttavia, “per troppe donne, il diritto ad una vita libera dalla violenza non è ancora realtà”. Parole contenute nel messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per il quale “denunciare una violenza è un atto che richiede coraggio, abbiamo il dovere di sostenere le donne che hanno la forza di farlo”.
Nel 2022, in Italia, sono state 104 le donne uccise. Cifre che anno dopo anno non diminuiscono. Le vittime hanno un denominatore comune, quello di morire per mano del proprio compagno, tra le mura domestiche, l’uomo che tanto hanno amato è stato il carnefice.
L’Italia, Paese che da sempre si contraddistingue per le sue eccellenze, evidentemente, fa fatica ad allontanare epoche passate e retrive I “femminicidi” sono l’aspetto triste e ostentato di una reiterazione di persecuzioni e violenze psicologiche, di intimidazioni e di abusi sessuali che non risparmiano ragazze giovani, donne mature” (Sergio Mattarella). La violenza fa breccia ad ogni livello culturale e sociale.
Uno sguardo ai dati Istat, (rapporto Istat ‘I percorsi delle donne per uscire dalla violenza tra difficoltà e risorse’ relativi al 2021) rivela che nella quasi totalità dei casi (94,6%) le violenze sono da ascrivere ad un solo autore e nel 3,5% dei casi a due.
Gli artefici della violenza si trovano soprattutto tra le persone con cui la donna ha legami affettivi fondamentali. Inoltre, il 71% delle donne violate fisicamente ha tra i 30 e i 39 anni. Degno di nota è il seguente dato: nel 54,8% dei casi è il partner a perpetrare la violenza sulla donna, nel 22,9% si tratta di un ex partner, nel 12,5% è un altro familiare o parente; le violenze subite fuori dall’ambito familiare e di coppia costituiscono il restante 9,9%.
Interessante anche quanto riportato dall’Istat circa le dipendenze: circa un autore su cinque (19,7%) ha una forma di dipendenza, come ad esempio quella da alcool, droga, gioco o psicofarmaci. Anche il mondo dell’arte moderna ha saputo catturare questi dati, ponendo l’accento sugli aspetti culturali del fenomeno. Di fatti, con la mostra dal titolo “You are mine”, “Sei mio/a”, “Mi appartieni”, in esposizione fino al 29 gennaio prossimo alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Daniela Comani riporta articoli di giornale sui femminicidi, invertendo i ruoli. Ovvero, negli articoli modificati da Comani la donna diviene carnefice e l’uomo vittima.
L’obiettivo, dice Comani, è quello di “invitare” a riflettere sul fenomeno del femminicidio e sulle sue assurdità. Insomma, un fenomeno che segna la nostra epoca, e che va ricordato non solo nella giornata internazionale ad esso dedicata.
Per questo, ricercatrici e ricercatori, nonché tutto il personale dell’ISS, ha deciso di dare ampio spazio al tema, rimanendo al fianco del Paese nelle lotte a tutela della salute.
Antonella Tancredi