Con D’Amato e Moratti il centrosinistra si spacca di nuovo
La regione Lazio sembra aver trovato il primo candidato alla sua presidenza. Si tratta di Alessio D’Amato, l’attuale assessore alla Salute. Con tutta probabilità è lui l’uomo scelto dalla direzione regionale del Partito Democratico per ambire alla carica oggi esercitata da Nicola Zingaretti. Proprio l’elezione di quest’ultimo alla Camera dei deputati tra le fila del PD ha determinato le elezioni anticipate per la regione, che si dovrebbero svolgere agli inizi del 2023.
Lo scenario politico che si prospetta è lo stesso che si è verificato alle elezioni amministrative ed alle nazionali del 25 settembre scorso.
Il centrodestra si presenterà unito con un candidato sostenuto dai partiti di Berlusconi, Salvini e Meloni. Il centrosinistra sembra invece dover fare i conti con le solite spaccature e divisioni che hanno portato al fallimento a livello nazionale.
Ma, ad onor del vero, il nome dell’assessore uscente alla Sanità è stato lanciato dal Terzo Polo, che tramite il suo leader Carlo Calenda si è dimostrato subito pronto ad appoggiare una sua candidatura. A D’Amato sono stati riconosciuti i meriti dell’ottima gestione sanitaria nei due anni di pandemia, quando il Lazio si è dimostrata una delle regioni più efficienti d’Italia in tema di sanità.
Si potrebbe parlare di un nuovo tentativo, dopo quello goffo alla vigilia del 25 settembre, di alleanza tra PD e Terzo Polo. Ma le cose stanno davvero così?
A fare da terzo incomodo potrebbe esserci Giuseppe Conte, il quale si tiene aperte ancora tutte le strade, dalla corsa in solitaria alla ricostituzione del famigerato campo largo. Nelle ultime interviste il leader del Movimento 5 Stelle ha dichiarato che prima dei nomi bisogna discutere del programma. E qui nascono i soliti problemi.
Com’è ormai noto a chiunque, il grande tema divisorio a Roma e nel Lazio ha un nome ben preciso: termovalorizzatore o, per usare un termine caro ai pentastellati, inceneritore. Il PD, soprattutto da quando Gualtieri siede al Campidoglio, si sarebbe progressivamente convinto della necessità di tale struttura, ma i grillini su questo non transigono. Il loro rifiuto alla costruzione dell’impianto rischia di far morire sul nascere il tentativo di ricostruzione del campo largo nel Lazio.
Situazione assai intricata per il centrosinistra anche in Lombardia, dove il tentativo è di interrompere dopo ben 28 anni la gestione del centrodestra e battere alle urne il leghista Attilio Fontana. Ma le previsioni per la sinistra non sono così confortanti. A dare avvio al toto-nomi è stato nuovamente Calenda, che ha prontamente candidato letizia Moratti dopo le sue dimissioni dalla carica di assessora alla Sanità. La proposta non è stata raccolta dalla segreteria del PD, che ha ritenuto inconcepibile appoggiare una candidata proveniente dall’area di centrodestra.
Fuori dal cilindro è uscito il nome di Pierfrancesco Majorino, attualmente parlamentare europeo. Le strade di PD e Terzo Polo, al contrario di quanto accaduto nel Lazio, sono destinate a separarsi e l’ago della bilancia è ancora una volta il partito guidato da Giuseppe Conte. Verso di esso c’è stata un’apertura del neocandidato Majorino, il quale non chiude la porta ad un’eventuale alleanza con il Movimento 5 Stelle.
Insomma, nel Lazio come in Lombardia, la partita sembra dipendere dai grillini. A loro spetta la scelta se unire le forze di centrosinistra e ricostruire il campo largo per sconfiggere la destra (come molti si auguravano alla vigilia del 25 settembre) o correre in solitaria.
Giulio Picchia