Al grido di “Donna, Vita, Libertà” continuano le proteste a Teheran e in altre città iraniane, contro il velo e le violenze del regime
In diverse città in Italia, così come in molti paesi di tutto il mondo, si sta manifestando per sostenere a distanza la mobilitazione delle ragazze e dei ragazzi iraniani che da oltre tre settimane sono scesi in piazza a Teheran per denunciare l’uccisione di Mahsa Amini, la 22enne arrestata lo scorso 13 settembre e picchiata dalla Polizia morale perché accusata di non indossare correttamente lo hijab, lasciando scappare delle ciocche di capelli fuori dalla cuffia su cui viene sistemato il velo.
Tradotta in carcere, il colpo mortale le è stato inferto con delle bastonate che le hanno aperto la testa, causandone la morte.
Si stima che oltre a Mahsa Amini siano stati feriti e forse uccisi in identico modo decine di altri manifestanti iraniani, dopo i numerosi arresti scattati durante le proteste in piazza e nelle università a Teheran e in altre città iraniane.
Sono infatti centinaia e centinaia le donne iraniane, di tutte le età, ma soprattutto studentesse universitarie, che stanno mostrando la foto di Mahsa, tagliandosi le chiome al grido di “Donna, Vita, Libertà”.
Fonte: Twitter
Alle manifestazioni partecipano anche molti studenti e uomini iraniani, fronteggiando la paura di finire in carcere con coraggio e dignità, nonostante sia davvero pericoloso finire nel tritacarne della repressione delle proteste.
Questa è la situazione dell’Iran in questi giorni. Un grande paese mediorientale a maggioranza assoluta sciita, con una storia e una cultura d’importanza straordinaria, dove non mancano università di pregio, piene zeppe di studenti e intellettuali, costretti a fare i conti con l’opprimente regime islamico teocratico dell’Ayatollah Ali Khamenei.
Fra le migliaia di iraniane e iraniani scesi a protestare, si è appreso in questi giorni che c’è anche una travel blogger italiana, la romana Alessia Piperno.
La nostra connazionale è stata arrestata dalla Polizia morale in un ostello di Teheran, mentre il 28 settembre festeggiava con amici del posto il suo 30° compleanno, ed ora si troverebbe nel carcere di Evin, tristemente noto per i suoi metodi crudeli contro i dissidenti. Del caso e della richiesta di rimpatrio attraverso le possibili soluzioni diplomatiche se ne sta occupando direttamente la Farnesina, mediante l’ambasciata italiana a Teheran.
L’Ayatollah Ali Khamenei ha voluto spiegare alla sua nazione che quello che sta avvenendo in Iran è tutto un complotto degli Stati Uniti che, insieme ad Israele, sono i due grandi nemici acerrimi dell’Iran. Occorre ricordare, infatti, che gli Stati Uniti imposero sanzioni pesantissime all’Iran fin dalla fine degli anni Settanta. Un complesso di sanzioni commerciali e industriali poi adottate similmente anche in sede europea, salvo allentarne la restrittività, e di molto, da parte dell’Unione Europea, per petrolio greggio e altri prodotti collegati a questi settori, onde far fronte al dilemma energetico provocato di recente dal conflitto russo-ucraino.
La storia della Persia è molto complessa, ma si può considerare brevemente che dal 1979 ad oggi, gli Ayatollah hanno sigillato l’Iran entro un rigidissimo sistema di potere basato sui privilegi e sulla corruzione a vari livelli. Ad esempio, i Guardiani della Rivoluzione godono di stipendi e di un trattamento migliore rispetto all’esercito, ma nel paese si procede per paradossi, perché se sono proibite le antenne paraboliche per impedire di vedere in televisione i programmi stranieri, in pratica basterà dare uno sguardo sui tetti e si noterà che invece ogni casa iraniana ne possiede una. Ciò significa che quel tipo di divieti si può facilmente aggirare pagando una tangente. E a Teheran si possono consumare facilmente anche vini ed alcolici, anche se nell’Islam sono proibiti, purché una volta acquistati sottobanco vengano consumati nel privato delle proprie case.
Il velo in Iran, invece, è obbligatorio e viene imposto anche con le frustate, salvo che l’uccisione di Mahsa Amini è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso per una rabbia che covava da tempo in una larga parte della popolazione iraniana, esasperata per essere costretta a vivere sotto un regime teocratico.
Fra i paesi che sostengono il regime iraniano c’è però anche la Russia di Putin, che ha interesse che il regime teocratico non cada, affinché l’Iran non venga risucchiato nella sfera d’influenza occidentale. E vi sono poi altre importanti questioni, come l’Accordo sul nucleare iraniano, raggiunto a livello internazionale nel 2015, ma che con l’uscita degli Stati Uniti (sotto la presidenza Trump), per accondiscendere alle pressioni di Israele, ha incontrato nel 2018 una problematica battuta d’arresto.
Daniela BLU