Le condizioni per trasformare le sponde del Tevere in percorsi illuminati, controllati e pieni di vita ci sarebbero. Ma come sempre manca l’ingrediente principale: la volontà!
Il fiume Tevere, tanto legato ai destini dell’Urbe e rinominato, almeno fino a qualche tempo fa, come “biondo”, oggi continua ad essere sì, un simbolo della Capitale ma anche un corso d’acqua che cela segreti che, nelle prossime righe, proveremo a raccontare.
L’equipaggio del “Nemo 7” è stato al centro di una missione che, lo scorso 25 agosto, ha voluto scoprire cosa si nasconde nel letto del “fu” biondo fiume; percorrendo le sponde e facendo uso di droni in grado di esplorare dall’alto il percorso del Tevere, la squadra investigativa ha “setacciato” il letto partendo dalla foce fino a Castel Giubileo. Questo tratto è “regolamentato” dalla normativa del 1906 che riguarda la navigazione propria delle acque marittime.
La verifica ha portato al controllo di eventuali immissioni inquinanti, grazie a strumenti sofisticati a raggi infrarossi che hanno evidenziato anche lo stato dei ben 19 relitti presenti e già censiti dalla Capitaneria di Porto.
Questi “resti” giacciono lungo le sponde del Tevere e sono destinati ad essere rimossi, attraverso un piano strutturato dalla Regione Lazio e dalle Amministrazioni comunali di Roma e Fiumicino.
Anche la Guardia Costiera ha dato il proprio supporto per quel che riguarda la “bonifica” e la tutela del corso d’acqua; lavorando di concerto con enti locali, associazioni ambientaliste ed istituzioni si spera di giungere all’obiettivo di realizzare progetti volti ad un’educazione ambientale sempre più ampia e alla rimozione di questi relitti che, certamente, non rappresentano un valore aggiunto alla Cintura di Roma.
Certo, vedere il Fiume Tevere usato come discarica fa comprendere quanta involuzione ci sia stata negli ultimi decenni.
Se pensiamo all’uso che i nostri antenati facevano del corso d’acqua e al rispetto che avevano per quanto dato loro dalla natura, abbiamo ragione da vendere nel provare vergogna, rabbia e tristezza; il disprezzo che le istituzioni hanno per una realtà che dovrebbe essere tenuta viva e pulita è impressionante.
Non possiamo ignorare cosa avvenga sotto i ponti e sulle sponde che attraversano il Centro della città: tendopoli, scritte sui muri, erba sempre più alta e nessuna squadra di pulizia pronta ad intervenire per ripristinare un decoro che dovrebbe essere doveroso.
Eppure, le condizioni per trasformare le sponde del Tevere in percorsi illuminati, controllati e pieni di vita ci sarebbero. Ma come sempre manca l’ingrediente principale: la volontà!
Stefano Boeris