Dopo Salvini, è il momento di Conte, Meloni e Calenda
La campagna elettorale a cui stiamo assistendo si sta rivelando anomala per una molteplicità di ragioni, a partire dal fatto che è più breve de solito e che ha preso avvio in pieno periodo estivo.
A questi fattori se ne aggiunge un altro, ovvero l’utilizzo da parte della politica di una nuova piattaforma per veicolare le proposte dei partiti: stiamo parlando di TikTok.
Se, infatti, i social network tradizionali, quali Facebook, Twitter ed Instagram vengono usati quotidianamente da molti anni, l’avvento dei leader sul social della compagnia cinese ByteDance risulta essere un fenomeno di questi giorni. Escludendo il segretario della Lega Matteo Salvini, che aveva aperto un profilo già nel 2019, per Giorgia Meloni e Giuseppe Conte ciò è avvenuto solo nel febbraio 2022 e le loro pagine contano già centinaia di migliaia di follower.
Per gli account dei tre leader si è registrato negli ultimi giorni un forte cambio di tendenza nei contenuti pubblicati, che ora sono maggiormente incentrati sulla campagna elettorale e sulle iniziative dei rispettivi partiti, con frequente uso di trend che li rendono virali.
Fonte: Res Politics
Ancor più recente è il profilo di Calenda, maggior esponente del Terzo Polo che, nei giorni scorsi, ha deciso di implementare la sua campagna elettorale sul nuovo social.
A tenersi lontani dalla piattaforma rimangono ormai il segretario del Partito Democratico Enrico Letta ed altri rappresentanti della Sinistra.
Il quesito che sorge spontaneo è: perché la politica ha deciso di veicolare i propri messaggi attraverso questa piattaforma? Per capirlo è necessario analizzare l’audience di TikTok. Si stima infatti che essa sia formata per circa l’80% da giovani, alcuni ancora non maggiorenni (e quindi impossibilitati a votare) ma molti altri hanno già superato la maggiore età.
L’intento dei leader è probabilmente quello di fare breccia su questa precisa fascia di popolazione, che può contribuire significativamente alla vittoria elettorale. Spesso sono proprio i giovani ad essere indecisi sul voto, o perché si sentono privi di rappresentanza o perché disinteressati completamente alla politica. Ed essendo chiamati molti per la prima volta alle urne, il tentativo di accaparrarsi quei voti fa gola a tutti i partiti, che cercano di prendersi una buona fetta di astensionismo di chi non esercita il voto di appartenenza.
Fino al 25 settembre non sapremo se questa strategia pagherà in termini elettorali, ma la sensazione è che per smobilitare una grande massa di voti l’operazione andasse condotta con largo anticipo. Probabilmente non basterà averlo fatto nel pieno della campagna elettorale, dove la retorica spesso la fa da padrona e la differenza (soprattutto dei giovani) è tanta.
Forse, invece di pensare a TikTok, i politici nostrani avrebbero dovuto tentare di inserire qualche proposta in più per una fascia di popolazione che nel nostro Paese stenta troppo ad emergere.
Giulio Picchia