Cosa dice di noi un importante rapporto di Reporters sans Frontieres?
Diversi mesi fa è stato pubblicato il World Press Freedom Index e il piazzamento dell’Italia, come da parecchi anni, è pessimo. L’organizzazione no profit che se ne occupa è Reporters sans Frontieres. Sebbene l’Ong francese abbia ottenuto lo status di Consulente dall’ONU, quest’ultimo continua ad essere svuotato di ogni competenza pratica nei confronti dei paesi membri e delle relative realtà giornalistiche.
L’analisi di 180 nazioni ha rilevato che nel 73% delle realtà si osserva un giornalismo viziato. Tra le criticità comuni si riscontrano censura e scarsa sicurezza dei cronisti. I criteri chiave della classificazione spaziano dall’indipendenza alla trasparenza dell’ambiente giornalistico.
La libertà di stampa è sicuramente un caposaldo dello stato di diritto moderno, e su questo sono tutti d’accordo. L’Italia, però, non è tra i regimi liberaldemocratici più all’avanguardia e questo lo si evince, ad esempio, dalle pressanti infiltrazioni politiche nel campo dell’informazione.
Il mondo dell’informazione ha risposto in modo disastroso ai disagi creati dalla pandemia, offrendo una copertura superficiale delle notizie.
Attualmente l’Italia presenta un panorama peculiare: nonostante l’elevato numero di testate giornalistiche e, in generale, di canali d’informazione, è altrettanto alto il numero di operatori sotto scorta o minacciati. Solo nel 2020 Fondazione Nazionale Stampa Italiana denunciava 83 episodi intimidatori e la presenza di venti giornalisti posti sotto scorta.
Per ora una cosa è certa: il sistema delle notizie italiano pecca di veridicità e l’emergenza sanitaria, da cui il Paese sta cercando di risollevarsi, ha acuito problematiche preesistenti. Il giornalismo italiano secondo Reporters sans Frontieres.
Alberto Fioretti