Breve analisi della situazione polacco-bielorussa
In Polonia ha avuto ufficialmente inizio la costruzione del muro anti-migranti al confine con la Bielorussia. Il governo polacco, con l’appoggio di buona parte dell’opinione pubblica e della stampa, ha stanziato ingenti fondi per la realizzazione dell’opera che permetterà di fronteggiare l’arrivo degli “invasori”. Così vengono descritti dalla propaganda interna, ad esempio, i bambini che, con le loro famiglie, cercano di superare il confine orientale dello Stato con la speranza di veder migliorare le proprie condizioni di vita, una vita segnata molto spesso da devastazioni e guerre.
E così Varsavia risponde alle criticità di uno stato in preda a una perenne crisi economica, accentuata, tra l’altro, dalla pandemia, con la designazione di un nemico comune da fronteggiare, un capro espiatorio. Le misure con le quali il governo aveva promesso di risollevare l’economia con interventi che avrebbero, tra le tante cose, migliorato le condizioni delle classi sociali meno abbienti, da cui deriva gran parte del consenso elettorale dell’attuale esecutivo, si sono rivelate un flop; complice anche il mancato arrivo dei fondi europei che al momento sostano, in mancanza dei fondamenti dello stato di diritto richiesti per l’erogazione, a Bruxelles.
In Polonia non si respira certamente l’aria di quell’Europa democratica e garante dei diritti, al contrario. Il partito di maggioranza, Diritto e Giustizia, inquadrato nello schieramento di estrema destra, è evidentemente in netta contrapposizione con i principi fondanti dell’Unione Europea. Lo stesso Primo Ministro definisce quello di Bruxelles come un vero e proprio assedio perpetrato da un gruppo di élites pronte a ficcare il naso negli affari interni polacchi.
E così, quasi indisturbatamente, all’interno dei confini europei sorgerà un quantomeno estemporaneo muro anti-profughi, indice, tra l’altro, della deriva autoritaria che ormai da anni è in atto nell’ex Stato socialista del Patto di Varsavia.
Alberto Fioretti