Possiamo tranquillamente dire che in un mondo dove il caos regna sovrano, una buffonata di questo genere ci mancava
Sono tante le priorità che l’Italia è chiamata a gestire nel quotidiano: guerra, profughi, lavoro e quant’altro. Eppure, nelle “menti” che regolano le leggi del Bel Paese, il “problema principale” è stato identificato nella legalizzazione del “doppio cognome” e così, dal giorno 27 aprile 2022 la Consulta ha dato il via libera di registrare anche il cognome della madre. Ma entriamo nello specifico.
Secondo la Cassazione, il bambino/a potrà portare tanto il cognome del padre, quanto quello della madre, sulla base di un accordo comune dei genitori. Diversamente dovrà essere il giudice di turno, non si sa bene sulla base di quali parametri, a stabilire quale cognome dovrà essere registrato.
Possiamo tranquillamente dire che in un mondo dove il caos regna sovrano, una buffonata di questo genere ci mancava. Tanto per cominciare, è bene ribadirlo, esiste già la possibilità di prendere il cognome materno in casi di estrema gravità (ad esempio per comportamenti indegni e condannabili da parte del padre), ma non è tutto. Sarebbe interessante capire quanti di noi, comuni mortali, hanno sentito come “peso” il cognome paterno; quanti sono coloro che, a causa di ciò, hanno trascorso la propria esistenza nella vergogna e nella disperazione, considerando che un cognome “imbarazzante”, può essere modificato così da renderlo “normale”.
Cosa accadrà, dunque, in futuro? Molto probabilmente inizieranno battibecchi nella coppia per stabilire quale dovrà essere il primo cognome e quale il secondo sulla base di elementi non meglio identificati. In seconda battuta i figli di quei bambini che, dalla data del 27 aprile 2022, porteranno il doppio cognome si ritroveranno ad avere quattro cognomi e poi sei, otto e così via per le generazioni future. Insomma, per apporre una firma ci vorrà un foglio protocollo o, se parliamo di digitale, uno schermo di 30’’ e passa pollici.
A parte certe femministe che vivono un’insofferenza profonda con sé stesse, c’è da sperare che chi abbia un minimo di sale in zucca, continui ad ignorare questa sentenza che sembra essere stata pensata per uno spettacolo circense, dando al nascituro/a un solo cognome come avviene da sempre, consci del fatto che ciò non sarà motivo di traumi psicologici di alcun genere.
Stefano Boeris