Alcide De Gasperi, ancora oggi, a quasi settant’anni dalla morte, resta il più grande statista che l’Italia repubblicana abbia mai avuto
Ci ha lasciati lo scorso 29 marzo, all’età di novantanove anni, Maria Romana De Gasperi, ultima figlia ancora in vita di Alcide, illustre statista e storico fondatore della Democrazia Cristiana. Con lei se ne va una donna colta, sensibile, raffinata interprete della memoria storica di suo padre e della sua famiglia. Ma soprattutto se ne va l’ultima testimone di un’epoca ormai da tempo tramontata.
Una stagione che lei, primogenita del grande statista trentino, ha vissuto in prima persona, fin nei suoi più dolorosi e intimi patimenti. Fu Maria Romana, infatti, più delle altre figlie, a supportare De Gasperi nel periodo oscuro delle persecuzioni fasciste e, successivamente, in quello tragico della Guerra. E sempre lei sarà la più preziosa collaboratrice del padre nella titanica impresa di ridare dignità all’Italia, curandone le profonde ferite lasciate dal Secondo conflitto mondiale.
Una sfida che Alcide De Gasperi, nato a Pieve Tesino il 3 aprile 1881, nell’allora Trentino austriaco, ha vinto e che ancora oggi, a quasi settant’anni dalla morte, lo rende il più grande statista che l’Italia repubblicana abbia mai avuto. Statista che ha sentito fin da giovane la chiamata a servire la cosa pubblica, intravedendo nella politica la più alta forma di carità cristiana e di ricerca del bene comune.
Un afflato umano, prima che spirituale, che ha contraddistinto la condotta di Alcide De Gasperi fin dagli esordi in parlamento, allorché egli, in netta minoranza nella Dieta austriaca, si trovò a combattere per l’italianità del Trentino. Una tesi che De Gasperi sostenne convintamente già negli anni dell’Università a Vienna e che ribadì fermamente fino alla definitiva annessione della regione all’Italia. Egli, inoltre, fu anche uno dei primi cattolici a impegnarsi attivamente nella vita pubblica, dapprima con il Partito Popolare Austriaco (di cui fu anche segretario) e in seguito con il PPI di Don Sturzo.
In tal senso, la fede di De Gasperi è stata certamente un valore aggiunto dalla portata non trascurabile. La sua fiducia in Dio, unitamente alla sua dedizione incrollabile verso la Patria, gli consentiranno infatti di superare l’ostracizzazione condotta da Mussolini verso tutte le forze politiche antifasciste all’indomani della ritirata sull’ “Aventino”.
E sempre la fede, nel frangente dell’occupazione tedesca dell’Italia, lo convincerà a rinnovare il PPI, trasformandolo in Democrazia Cristiana. Questo partito, che in oltre quarant’anni è stato l’architrave del sistema politico repubblicano, è riuscito nell’intento di coniugare la fede cristiana con i principi basilari della moderna dottrina democratica. Pertanto, la grande intuizione di De Gasperi è stata certamente quella di calare la dottrina sociale della Chiesa in una società laica, plurale e interclassista.
Una società che, dopo gli orrori della Guerra, era pronta ad aprirsi al mondo e alla nascente Europa. Quella stessa Unione Europea di cui Alcide De Gasperi, insieme a Konrad Adenauer e Robert Schuman, è stato uno dei Padri Nobili e che, malgrado la sua palese imperfezione, costituisce tutt’oggi l’ultimo baluardo a difesa di quei diritti e di quelle libertà che in molti ritengono ormai obsoleti.
Gianmarco Pucci