Le indubbie abilità del presidente del Consiglio nel posizionarsi e riposizionarsi a livello internazionale
Se facciamo un passo indietro e torniamo alle settimane dell’insediamento del Governo Meloni ci rendiamo che le attenzioni nei confronti del nuovo governo non provenivano solo dagli osservatori italiani ma anche, se non soprattutto, da quelli esteri. L’Europa, in primis, aveva avuto bisogno di un certo tempo per metabolizzare questo cospicuo mutamento, almeno apparente, degli equilibri della politica italiana, essendo ormai abituata all’autorevolezza internazionale di Mario Draghi che non aveva avuto difficoltà a convincere gli alleati europei e gli Usa sull’orientamento filo-atlantista del suo esecutivo.
L’impresa di Meloni, che consisteva nel costruire un rapporto di fiducia con gli alleati tradizionali, invece, era partita in salita. Quest’ultima, infatti, oltre ad aver espresso, in passato, posizioni sovraniste, antieuro e anti Ue, aveva dovuto riparare in primis ai danni fatti dall’alleato Silvio Berlusconi, le cui parole pro-Putin, erano state catturate in un audio. La veste istituzionale che aveva tentato di indossare Meloni, l’aveva portata, dunque, a rivalutare le sue posizioni sulla politica estera e ad intessere relazioni con interlocutori fino ad ora impensabili, a partire da Macron, con il quale, proprio all’inizio del suo mandato, aveva trascorso più di un’ora a dibattere su tutti i dossier europei. Era arrivata poi la telefonata con Ursula von der Leyen con cui, aveva sottolineato Meloni, il nuovo governo è «pronto a collaborare». Infine, ma non per importanza, il rapporto con gli Usa. Biden, ci aveva tenuto a ribadire la centralità della partnership tra Italia e Stati Uniti, definendola “eccellente”.

Fonte: Il Dubbio
Un messaggio raccolto e rilanciato da Meloni, che si era dichiarata pronta a battersi insieme per la sicurezza internazionale. Insomma, Meloni con il suo atteggiamento rassicurante non aveva chiuso le porte a nessun partner politico, tentando di smentire le preoccupazioni iniziali di diverse personalità europee, specialmente nell’ambito dei diritti civili. Ma il vero posizionamento di Meloni e la scelta dei suoi alleati preferiti era divenuta più chiara solo successivamente, quando si era entrati nel vivo delle decisioni dell’esecutivo, soprattutto su Dossier come quello ucraino durante il mandato di Biden.
La premier italiana aveva infatti assunto posizioni marcatamente filo-atlantiste e filo-ucraine per tutta la durata del mandato presidenziale di Biden, cosa che le aveva guadagnato la fiducia dello stesso Presidente americano e di molte istituzioni e cancellerie europee, oltre a quella della stessa Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen. Tuttavia, come è ovvio, le elezioni del novembre scorso hanno rimescolato, e non di poco, le carte, vista la distanza siderale fra l’amministrazione Trump e quella di Biden su diverse questioni fondamentali, a partire dalla Guerra Russo-Ucraina.
Ma Giorgia Meloni, da abile e scaltra politica qual è, essendo anche molto vicina ideologicamente al nuovo corso trumpiano, ha saputo validamente riposizionarsi nei confronti del potere americano, senza alienarsi eccessivamente le tiepide simpatie faticosamente ottenute in sede europea.
Alberto Fioretti