L’’Hanami’ all’Istituto giapponese di cultura
Nella zona di Valle Giulia, tra la Galleria d’Arte moderna e la Facoltà di Architettura, ben nascosto dal traffico di Roma, si trova l‘Istituto Giapponese di Cultura. L’edificio con il suo splendido giardino è stato inaugurato nel 1962 e da allora costituisce un punto di riferimento unico per la promozione della storia e della cultura del Paese del Sol Levante sul territorio italiano. Sede locale della Japan Foundation di Tokyo, ospita mostre ed eventi di vario tipo che coinvolgono artisti giapponesi, e che tra letteratura, arte, musica, cinema e spettacolo, ci fanno conoscere il loro mondo.
Il palazzo è stato progettato in perfetto ‘shinden zukuri’ dall’architetto Yoshida Isoya (1894-1975), che riprende in chiave moderna lo stile del periodo Heian, risalente al IX-X secolo. La costruzione è stata realizzata in cemento armato, ma seguendo e rispettando i canoni delle architetture che caratterizzavano gli edifici in legno dell’epoca, come le finestre a grata ‘shitomi’, la scalinata d’ingresso, le vetrate, i pilastri in rilievo e così via, conservando in questo modo la tipicità del genere a cui si è ispirato. All’interno, nella Sala delle Esposizioni, dove vengono organizzate le mostre e gli eventi, tutte le rifiniture sono state fatte con materiali provenienti dal Giappone, a partire dalle tipiche porte scorrevoli ‘shoji’. Lo stile qui è quello del periodo ‘Momoyama’, della seconda metà del XVI secolo. Bambù, composizioni di fiori ikebana e piani asimmetrici tipici della ‘washitsu’, la stanza alla giapponese, tutto lo spazio riporta alla cultura ed alla tradizione nipponica, come la grande parete divisoria decorata con motivi ‘genjiko’, ispirati al romanzo Genji Monogatari (XI secolo) della poetessa e scrittrice Murasaki Shikibu, e considerato uno dei capolavori della letteratura giapponese. Dalla Sala espositiva a quella del bambù, l’armonia dei colori e degli spazi rendono questo edificio un luogo raffinato ed elegante.
L’incantevole giardino che circonda l’Istituto, il primo del genere realizzato in Italia, è opera dell’architetto giapponese Takeshi (Ken) Nakajima (1914-2000), che ha anche progettato quello dell’Orto Botanico, tra il 1990 ed il 1994. Incaricato nel 1986 dall’imperatore del Giappone con il conferimento dell’Ordine del Sol Levante e del Raggio d’Oro e d’Argento, di promuovere la cultura nipponica nel mondo, l’architetto portò a Roma l’arte paesaggistica del suo paese ricreando espressioni e atmosfere che fanno dimenticare di essere in Italia.

Istituto giapponese di cultura, edificio e giardino – Fonte: Laura Spadella
Lo stile è quello ‘Sen’en’, il caratteristico giardino da passeggio tipico dei periodi Heian, Muromachi (XIV-XVI secolo) e ‘Momoyama’, con i tipici elementi che lo compongono: il laghetto con le carpe che nuotano, la cascata d’acqua, le rocce, le isolette, i ponticelli e le lanterne.
Nel percorso di circa 1500 metri quadri si può camminare tra gli otto meravigliosi alberi di ciliegio ornamentale, i Sakura, che sono appena fioriti in questo periodo e quindi al massimo del loro splendore. Le due varietà ‘Yaezakura’ e ‘Somei Yoshino’ regalano uno spettacolo di profumi e colori rispettivamente rosa e bianchi, insieme agli aceri, al pitosforo e alle camelie giapponesi. Con un omaggio all’Italia e in segno di amicizia con il nostro Paese, nel cammino si trovano piante mediterranee come l’ulivo, il pino marittimo, l’iris e il pino mugo delle Alpi.
La veranda, ‘tsuridono’, si affaccia sul laghetto che si può attraversare camminando sulle grandi pietre che formano due ponticelli, uno con delle lastre regolari, ed un altro dalla forma più naturale, che dividono in due il piccolo specchio d’acqua, arrivando fino alla lampada di pietra ‘yukimi’, con il suo grande cappello a disco. C’è infine un bellissimo pergolato ricoperto di glicine ‘fuji’, utilizzato per la cerimonia del the, che rimanda ai tipici scenari orientali.

La tipica lampada Yukimi – Fonte: Laura Spadella

Il glicine fuji – Fonte: Laura Spadella
In questa piccola oasi è possibile avvicinarsi alla spiritualità giapponese e comprendere il significato dell’‘Hanami’. Nel paese del Sol Levante la fioritura viene celebrata con pic nic all’ombra dei ciliegi, ritrovandosi con la famiglia e con gli amici, in un momento di importante condivisione. Rallentare, riflettere, riconoscere ed apprezzare la bellezza sfuggente dei ciliegi in fiore, quando il vento porta via i petali, metafora della vita.
L’ ‘Hanami’, che letteralmente significa “osservare i fiori”, nella cultura giapponese è non solo uno spettacolo bellissimo di profumi e di colori che la natura ci offre a primavera, ma un momento di riflessione sulla caducità della vita, attraverso le meravigliose quanto effimere fioriture dei ciliegi. Una filosofia di vita che esorta alla contemplazione del bello nella transitorietà dell’esistenza, con una sensibilità ed un apprezzamento della natura in totale armonia con essa, immergendosi in un’altra dimensione, nel cuore di Roma e allo stesso tempo in Giappone.
Laura Spadella