Il mercato immobiliare, da circa un ventennio, vive l’impatto del turismo extra alberghiero, con la rivalutazione dei beni immobiliari e la speculazione di un mercato troppo spesso sommerso
Il turismo, il giubileo, i cantieri, il post pandemia. Roma come e più di tante città è soggetta a continue montagne russe che determinano la vivibilità e la qualità della vita per chi la vive e chi la abita.
In queste montagne russe, fatte di fasi di contrazione e di espansione, vi è sicuramente il mercato immobiliare che, da circa un ventennio, vive l’impatto del turismo extra alberghiero, con la rivalutazione dei beni immobiliari e la speculazione di un mercato troppo spesso sommerso. Questo ha determinato anche una questione affitti, legata all’impossibilità per il ceto medio di accedere a quote di affitto che non abbiano subito l’incremento previsto da una domanda sempre maggiore, cannibalizzata da quella turistica, ed un’offerta sempre meno ampia, poiché gran parte del patrimonio immobiliare ha preso la via degli affitti brevi.
“Tutti i mercati seguono delle logiche basate su domanda e offerta e certamente quello immobiliare non fa eccezione. A Roma stiamo assistendo ad una variazione di circa +9% sui prezzi delle case in quartieri vicini al Vaticano. Mediamente a Prati come nel quartiere Aurelio, i prezzi si attestano sui 7mila euro al metro quadro, mentre i più bassi si trovano nei quartieri Aniene, Collatino e Prenestino, dove la stima media è di circa 3mila euro al metro quadro. Ciò significa che i lavori di riqualificazione legate a più iniziative, in primis il Giubileo, si rivelano impattanti”. A parlare è Stefano Novelli, fondatore di Enne Immobiliare, agenzia che opera sul mercato romano da oltre 20 anni.
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Fonte: Eureka Real Estate Immobiliare
“Lo stock di case in vendita è diminuito a fronte di un aumento degli investitori, ed è il motivo per cui i prezzi, anche degli affitti, si attestano su cifre particolarmente elevate. Una politica di sgravi fiscali sugli affitti a lungo termine potrebbe certamente agevolare la scelta, di tanti proprietari di casa, a rinunciare al settore turistico e riposizionare i propri immobili nel mercato degli affitti a lungo termine” sostiene Novelli.
E’ evidente che il mattone sia sempre stato un prezioso motore economico, prima con un’accezione molto forte nell’ambito del risparmio, oggi come fonte di reddito. A farlo vacillare perciò ci sono tanti fattori, tra cui le macro-condizioni che si sono affermate nel post pandemia.
“Il valore degli immobili risente sempre più di alcuni indici quali: l’efficienza energetica, la presenza di spazi esterni, la disponibilità di un’area dedicata allo smart working. Queste ultime due sono evidenze di un trend nato in pandemia e destinato a consolidarsi.” Conclude così Stefano Novelli.
Un mercato perciò sempre molto dinamico, articolato e complesso, su cui occorre riflettere rispetto a delle tendenze economiche che impattano socialmente sul modello urbano delle nostre città.
Alberto Siculella