San Francesco tra Cimabue e Perugino. A ottocento anni dal Cantico delle Creature la mostra celebra il Patrono d’Italia nell’anno del Giubileo
Nell’anniversario dell’ottavo centenario del Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi, e in concomitanza con l’avvio dell’Anno Santo, il Senato della Repubblica celebra la figura del patrono d’Italia con una mostra ricca di capolavori che racconta la sua vita e il suo pensiero.
Allestita nella Sala Capitolare di Palazzo della Minerva, un tempo convento dei domenicani di Santa Maria sopra Minerva e oggi sede della biblioteca del Senato, sarà fruibile fino al 2 marzo 2025.
La mostra è promossa in collaborazione con il Ministero della Cultura ed è curata dal Direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria Costantino D’Orazio e da Veruska Picchiarelli, responsabile del Dipartimento di Arte medievale e della prima età moderna del museo.
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Mostra San Francesco – Fonte: Laura Spadella
Nel 2026 inoltre si terranno le celebrazioni per l’ottavo centenario della morte del Santo, una figura importante da un punto di vista religioso, ma anche storico. Fu proclamato patrono d’Italia nel 1939 da Papa Pio XII, per la devozione che gli è sempre stata rivolta e per essere uno dei padri della nostra lingua. Il Cantico delle creature o Cantico di frate Sole, scritto in volgare, è considerata infatti la prima opera o comunque uno dei più antichi testi poetici di tutta la letteratura italiana.
La rassegna si intitola San Francesco, tra Cimabue e Perugino ed è ricca di opere di grande importanza storica e religiosa. Di eccezionale valore il prestito dal Sacro Convento di Assisi della Chartula, un prezioso testo autografo di San Francesco che scrisse poco dopo la comparsa delle stimmate, nel 1224, con una grafia molto semplice ed utilizzando dell’inchiostro bruno su una pergamena di pelle di capra. Vi sono riportate da un lato una lirica con le Lodi di Dio altissimo e dall’altro una benedizione rivolta al suo compagno e amico frate Leone, a cui la regalò e che tenne fino alla sua morte. Custodita dal 1613 all’interno di un reliquiario in argento, l’antica pergamena è una tra le più importanti e rare reliquie di San Francesco. È ancora ben leggibile il Tau con il quale il santo si firmava. È conservata normalmente nella Cappella di San Nicola, nella chiesa inferiore della Basilica di Assisi, accanto al saio a lui appartenuto. Di notevole importanza anche il dipinto di Cimabue con l’effigie del Santo, proveniente dal Museo della Porziuncola, concesso dalla Provincia Serafica di San Francesco. Il celebre pittore aveva realizzato l’opera, nel periodo in cui era impegnato negli affreschi della Basilica di Assisi, utilizzando la tavola di legno che sarebbe servita per la cassa dove venne originariamente tumulato Francesco.
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Perugino, “Gonfalone della Giustizia” – Fonte: Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia
Molte altre opere di rilievo ripercorrono la vita e l’affermazione del culto del Santo negli anni. Tra Medioevo e Rinascimento, si possono ammirare i dipinti di alcuni tra i più grandi pittori che arricchiscono e rendono unica la mostra, in un percorso che segue l’evoluzione dell’immagine del santo e del culto francescano. Lo Sposalizio mistico di Santa Caterina d’Alessandria e i santi Bartolomeo, Francesco d’Assisi e Lucia, di Benozzo Gozzoli del 1466; di Nicolò del Priore è il Tabernacolo a sportelli, del 1496, dove San Francesco è raffigurato al centro nel momento in cui riceve le stimmate e ai lati una immagine sua e una di Santa Chiara; seguono poi il Polittico di San Francesco al Prato di Taddeo Bartolo, del 1403; San Francesco d’Assisi in gloria schiaccia l’Orgoglio, la Lussuria e l’Avarizia, un pannello in cui il santo schiaccia i vizi contrapposti alle virtù, rispettivamente Obbedienza, Castità e Povertà, i tre voti sui quali si fonda l’ordine francescano; due opere di Pietro Vannucci, detto il Perugino, il Gonfalone della Giustizia, con al centro la Madonna col Bambino e angeli con i santi Francesco, Bernardino da Siena e i confratelli della Giustizia in adorazione, del 1496 e San Giovanni Battista tra i santi Francesco d’Assisi, Girolamo, Sebastiano e Antonio da Padova (Pala dei Cinque Santi) del 1510-1512.
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Cimabue, Santa Maria degli Angeli. Fonte: Museo della Porziuncola, Assisi
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Carthula, Cappella di San Nicola. Fonte: Basilica di San Francesco (chiesa inferiore), Assisi
Tutte le opere della mostra hanno una fortissima valenza simbolica, raccontando la vita del Santo nei momenti maggiormente significativi. La forza evocativa emerge dai dipinti che colpiscono l’osservatore per la loro bellezza e il loro messaggio. San Francesco era stato canonizzato ad appena due anni dalla morte, nel 1228, da Papa Gregorio IX, e la tradizione e di conseguenza l’arte legata al poverello di Assisi lo hanno identificato come alter Christus, un nuovo Cristo che, come Lui, aveva ricevuto le stimmate. Il suo insegnamento, la sua regola, e il Cantico delle Creature, hanno attraversato i secoli e sono ricordate nella Bolla di indizione del Giubileo 2025 da Papa Francesco, che invita a “guardare con stupore al creato” con gli occhi semplici di San Francesco, che si rivolgeva ad esso come alla sua famiglia, a fratello Sole e a sorella Luna.
Laura Spadella