Negli anni ’70, epoca in cui il televisore si accendeva soprattutto di sera, per seguire le sorti della nostra valanga azzurra si è presa l’abitudine di seguire le competizioni in TV

Negli anni ’70, per la gioia degli sportivi, presero vita due squadre nazionali che si aggiunsero a quella calcistica: la meravigliosa compagine di tennis che portò per la prima volta la Coppa Davis in Italia grazie ai quattro moschettieri Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli ed a Nicola Pietrangeli capitano non giocatore. E la mitica valanga azzurra dello sci riportata alla ribalta con la recente uscita del docufilm di Giacomo Veronesi. Il fascino di queste due squadre risiede anche nel fatto che due sport individuali, come il tennis e lo sci, abbiano dato luogo a successi collettivi entrati nel cuore e nella memoria degli sportivi italiani.

La nascita della valanga azzurra risale al 7 gennaio 1974 quando nello slalom gigante di Berchtesgaden, nella Baviera orientale al confine con l’Austria, cinque sciatori italiani si classificarono ai primi cinque posti nell’ordine di arrivo; in prima posizione Pierino Gros, in seconda Gustavo Thöni a 2”23, in terza Erwin Stricker a 2”83, in quarta Helmuth Schmalzl 3”48, in quinta Tino Pietrogiovanna a 3”77, quest’ultimo autore di una seconda manche straordinaria che gli permise di rimontare parecchie posizioni, Cinque azzurri nei primi cinque posti di una gara di Coppa del Mondo di sci alpino resta un record nazionale ad oggi ineguagliato. Dello slalom gigante del 7 gennaio 1974 è rimasta in archivio per lungo tempo una sola fotografia anche a causa dell’assenza della diretta televisiva in quella giornata. Solo recentemente, nel docufilm di Veronesi, sono state pubblicate immagini inedite a rendere omaggio alla storica impresa.

Fonte: Avvenire

Il nome “valanga azzurra” è stato coniato da Massimo Di Marco, giornalista de “La Gazzetta dello Sport” qualche giorno dopo il trionfo di Berchtesgaden. Impresa che ha avvicinato tanti appassionati alla pratica degli sport invernali con un indotto economico non indifferente visto l’aumento vertiginoso di presenze presso le piste e l’incremento del merchandising grazie alla moda di indossare capi tipici montanari anche in luoghi pianeggianti. Negli anni ’70, epoca in cui il televisore si accendeva soprattutto di sera, per seguire le sorti della nostra valanga azzurra si è presa l’abitudine di seguire le competizioni in tvTV, la prima manche in programma di prima mattina, la seconda all’ora di pranzo.

I massimi esponenti della nostra valanga sono stati Gustavo Thöni e Pierino Gros che per cinque stagioni consecutive, 4 Gustavo e 1 Pierino, hanno alzato al cielo la prestigiosa sfera di cristallo come leader della classifica generale. L’introverso Gustavo, atleta serio e rigoroso negli allenamenti, figurava come il fuoriclasse assoluto, dotato di grande tecnica con uno stile unico fatto di continue spinte per superare i paletti. Come fortissimo era l’esuberante Pierino, potente ed aggressivo in pista, dotato di grinta ed energia, con il vezzo di non indossare il berrettino e gli occhiali dando libero sfogo alla sua capigliatura che nella discesa fluttuava a destra e sinistra. A loro ed ai citati Stricker, Schmalz e Pietrogiovanna, nel decennio d’oro degli anni ’70 si sono aggiunti Paolo De Chiesa, Stefano Anzi, Franco Bieler, Rolando Thöni (cugino di Gustavo), Herbert Planck (elemento di punta nella discesa libera) e Fausto Radici persona dotata di grande sensibilità, amico di tutti, che gareggiava con un solo occhio sano e l’altro di vetro. Nella valanga azzurra era in rampa di lancio Leonardo David, ragazzo prodigio indicato come erede di Gustavo Thöni, a cui il destino ha voltato le spalle troncandone la vita con una rovinosa caduta sulla pista Lake Placid. Una menzione speciale meritano l’allenatore Oreste Peccedi particolarmente amato e seguito dai suoi ragazzi e il Commissario Tecnico Mario Cotelli che, seppur di carattere burbero, era bravissimo nel saper motivare e unire un gruppo formato da tante personalità.

A livello statistico la Valanga Azzurra conquistò, tra il 1970 e il 1979, 46 vittorie e 156 podi in Coppa del mondo, con la conquista di cinque Coppe di cristallo assolute, quattro di gigante e due di slalom, due medaglie d’oro, due d’argento e due di bronzo alle Olimpiadi, quattro ori, un argento e un bronzo ai mondiali.

Gian Luca Cocola

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