L’importante riconoscimento premia l’arte contemporanea italiana e internazionale
È stato presentato al MAXXI, il Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, il MAXXI BVLGARI PRIZE, l’importante riconoscimento che premia l’arte contemporanea italiana e internazionale. A vincere la quarta edizione è stata Monia Ben Hamouda, con l’opera Theology of Collapse (The Myth of Past) I-X, che entra così a far parte della Collezione permanente del Museo. Il premio è stato istituito con l’intento di favorire i lavori dei giovani talenti, promuovendo e sostenendo il loro impegno nel mondo dell’arte contemporanea.
I progetti hanno durata biennale e sono realizzati grazie alla collaborazione, iniziata nel 2018 e giunta ormai alla sua quarta edizione, tra il MAXXI e BVLGARI, offrendo ai nuovi artisti un’importante visibilità a livello internazionale.
Fonte: L. Spadella
I tre finalisti erano Riccardo Benassi, Monia Ben Hamouda e Binta Diaw. L’opera di Riccardo Benassi, ASSENZAHAH ESSENZAHAH, mescola scrittura, suono e nuove tecnologie per esplorare il rapporto tra natura e mondo digitale. Ha per protagonisti due cani robot che eseguono delle coreografie accompagnati da un brano musicale composto dall’artista, mentre sulle pareti viene proiettato da una luce laser un monologo interiore sulle tracce che si lasciano nel web, che rimangono per sempre, beneficiando di una “oltrevita digitale” come l’ha definita l’artista stesso, ed invitando a una riflessione sull’impatto che imprimono le nuove tecnologie sulle relazioni umane, sociali e affettive.
Binta Diaw, artista italo-senegalese, ha realizzato l’opera intitolata Juroom naar. È ispirata alla rievocazione di un episodio avvenuto in Senegal nel 1819, quando sette donne del villaggio di Nder si travestirono da uomini e scelsero la morte dandosi fuoco, pur di sfuggire alla schiavitù dei guerrieri Mauri che avevano attaccato il loro villaggio. L’installazione si compone infatti di sette colonne di carbone alle quali sono annodate trecce di capelli in ricordo di quelle donne, mentre in sottofondo si possono ascoltare suoni e voci nella loro lingua originaria, quella Wolof, per un percorso ancora più immersivo nell’osservazione delle sculture. Un tributo al sacrificio e uno spunto di riflessione sulla forza e la resistenza contro ogni forma di guerra e di schiavitù, sulle migrazioni e il passato coloniale.
L’opera vincitrice è Theology of Collapse (The Myth of Past) I-X di Monia Ben Hamouda. L’artista di origini italo-tunisine utilizza la contaminazione dei canoni estetici come i simboli religiosi, con materiali industriali e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. L’opera si compone di dieci pannelli di ferro intagliati al laser con motivi ispirati alla calligrafia islamica e alla forma delle moschee. Le lastre, dipinte con spezie come paprika, ibisco e cannella, sono posizionate in modo che sembrino cadere, collassare, come dice il titolo dell’installazione, per esprimere la decadenza culturale e religiosa dei nostri tempi. L’opera è un’“architettura mausoleo”, come la definisce l’artista stessa, che mette in luce le fragilità e i dilemmi del “trauma storico che stiamo affrontando in questo momento, con la situazione in Medio Oriente, ma non solo”.
Theology of Collapse (The Myth of the Past) I-X, Monia Ben Hamouda – Fonte MAXXI
A metà tra un’opera religiosa e uno spazio che collassa, la sua installazione ha vinto il prestigioso premio “Per la capacità di intervenire sullo spazio del museo e di interagire con i materiali, integrando l’uso di tecnologie contemporanee e tradizionali. Per la determinazione e il rigore nell’opera che rappresenta un evidente momento di crescita della sua ricerca artistica. Per aver affrontato con profondità il collasso dei nostri tempi attraverso un approccio inusuale ed evocativo”. Così si è espressa la giuria internazionale che ha valutato le opere in concorso.
Da quest’anno, inoltre, il vincitore del premio avrà una importante opportunità di crescita professionale, potendo beneficiare della residenza artistica della durata di quattro mesi presso la sede dell’American Academy, grazie alla collaborazione tra la nuova Bvlgari American Academy in Rome, MAXXI e Whitney Museum.
Altra novità di quest’anno è il MAXXI BVLGARI PRIZE for Digital Art, un riconoscimento per premiare le opere che più utilizzano l’insieme di arte, tecnologia e innovazione. Il vincitore è stato Roberto Fassone, con l’opera And We Tought, incentrata sull’analisi del rapporto tra arte e intelligenza artificiale, esplorando attraverso le sue installazioni psichedeliche, video e sonore, la percezione della realtà, in che modo le nuove tecnologie possono influenzarla, come questo si riflette sul processo creativo.
And We Touhght, Roberto Fassone – Fonte: L. Spadella
Nato come Premio per la Giovane Arte nel 2001, dal 2018 grazie alla collaborazione con la celeberrima maison Bvlgari, il MAXXI Bvlgari Prize, è diventato un importante trampolino di lancio per giovani italiani e stranieri, valorizzando sempre di più la sperimentazione, l’innovazione e la creatività degli artisti di ultima generazione.
Laura Spadella