L’incontro dei paesi Brics mostra crepe e scricchiolii nel sistema internazionale a guida occidentale
Si è parlato molto poco del sedicesimo summit dei paesi Brics tenutosi a fine ottobre a Kazan. Il meeting ospitato dalla Russia ha visto come protagonisti un totale di 36 paesi, fra quelli facenti organicamente parti dell’alleanza e quelli che sono stati invitati come ospiti, molti dei quali futuri candidati a far parte dell’organizzazione. Vi hanno partecipato, oltre ai membri Russia, Cina, India, Brasile, Sudafrica, Iran, Egitto, Etiopia e Emirati Arabi Uniti, i quali contano complessivamente oltre 3,5 miliardi di popolazione, paesi come l’Indonesia, la Thailandia, Il Vietnam, il Bangladesh, l’Arabia Saudita, la Turchia, La Repubblica del Congo, il Kazakistan, l’Uzbekistan, il Venezuela e la Serbia. Uno dei segnali più importanti emersi da questo incontro è stata la partecipazione del Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Gutierres che, disertando l’incontro organizzato dai paesi del blocco occidentale per la risoluzione della crisi ucraina ha, invece, entusiasticamente preso parte all’evento organizzato dalla Russia.
Fonte: Wikipedia
Tra gli altri segnali abbiamo visto Iran e Arabia Saudita prendere parte congiuntamente all’evento senza particolari imbarazzi. Da tutto ciò risulta infatti evidente che gli equilibri mondiali si reggono sempre più su due assi portanti, su due sistemi che paiono sempre più divaricati, con valori e approcci che sembrano sempre più inconciliabili. Uno dei fatti più inquietanti che emerge da simili incontri è che i paesi che ne prendono parte sono evidentemente molto distanti come valori, storia e aspirazioni, ma riescono nondimeno unirsi guidati da un revanscismo e un rancore nei confronti degli attori occidentali tali da cementarne in qualche modo l’alleanza.
Questo è anche il caso della alleanza de facto tra Russia, Iran e Corea del Nord, con i secondi due che sono dall’inizio della cosiddetta Operazione Speciale in Ucraina i due principali partner militari della Russia di Putin. Che tre paesi con tre sistemi così differenti e mutuamente esclusivi come il cristianesimo ortodosso sempre più tradizionale della Russia,
L’islamismo di matrice sciita dell’Iran e l’ateismo di stato di stampo marxista-leninista e post-maoista del Socialismo Coreano riescano a convivere e diventino i più stretti alleati dovrebbe fare molto riflettere, oltre alle posizioni comuniste di ispirazione socialiste caviate del Venezuela che ha partecipato all’incontro. Il presidente cinese e il presidente indiano hanno inoltre rilasciato attestati di stima e affetto personale, passati per abbracci e parole al miele, nei confronti di Vladimir Putin, parlando dell’indissolubile alleanza fra i loro popoli e obbiettivi programmatici comuni, il primo dei quali è scalzare l’Occidente dalla sua posizione di egemonia. Infine, come accennato prima, il fatto che la celebrazione delle pulsioni antioccidentali sia stato di fatto officiato e benedetto dal segretario Onu con la sua presenza e con le dichiarazioni molto positive rilasciate è un altro segnale che importanti trasformazioni degli equilibri internazionali sono chiaramente in atto.
Alberto Fioretti