Tre giorni di proiezioni e incontri; mille tra corti e lungo metraggi arrivati al concorso e provenienti da tutto il mondo
Tre giorni di proiezioni e incontri, mille tra corti e lungo metraggi arrivati al concorso e provenienti da tutto il mondo, partecipazione attiva di studenti e insegnanti delle scuole del circondario, ospiti prestigiosi come Matteo Garrone e premi per artisti della scena cinematografica e televisiva italiana (Lino Banfi, Isabella Ferrari, Barbara Bobulova, Donatella Finocchiaro, Maddalena Stornaiuolo) ma anche per architetti e designer (Cherubino Gambardella e Simona Ottieri, Uberto Siola, Flavio Manzoni, Gaetano Pesce, Alvaro Siza).
Sono questi, in estrema sintesi, i numeri del grande successo della IV edizione dell’Afragola Film Festival conclusosi lo scorso 23 novembre presso il Teatro Gelsomino, organizzato da Sebastiano Paciello e Gianluigi Osteri (per l’occasione presentatore della serata insieme a Monica Brancaccio) con la prestigiosa Direzione artistica di Valerio Caprara, uno dei critici italiani più apprezzati oltre che docente universitario.
All’evento è stato invitato anche il Prof. Giuseppe Fabiano, psicoterapeuta e docente universitario di cui spesso ospitiamo i suoi contributi sul Corriere di Roma, ed è a lui che chiediamo un suo giudizio sull’evento.
Fonte: Afragola Film Festival
“E’ sicuramente un evento importante per la città di Afragola – ha dichiarato Fabiano- ma credo di poter affermare che rappresenti una bellissima occasione di stimolo culturale e associativo, e quindi non solo di intrattenimento, cosa che tra l’altro ha anche un suo valore sociale, per tutto il comprensorio della Città Metropolitana di Napoli”.
Quali sono gli elementi salienti dell’evento?
“Come hanno dichiarato Gialuigi Osteri e Sebastiano Paciello, il Festival cerca di costruire un legame con il territorio e non presentarsi solo come una passerella estetica, gratificante solo per gli artisti invitati e premiati o un mero voyerismo per gli spettatori. Significativo il titolo e tema di quest’anno “Al di là della visione, Film festival di architettura e design” che ha premiato anche architetti e designer di grande prestigio internazionale e che rappresenta a mio parere l’originalità e il valore aggiunto del Festival rispetto ai tanti che si svolgono in Italia e non solo.”
Certamente un connubio non usuale.
“Sì, è una originalità densa di significati per ridare dignità non solo al ruolo dell’architettura e delle sue forme espressive in aiuto del “prodotto” cinematografico, ma anche il forte ruolo sociale esercitato ed esercitabile dagli architetti, soprattutto nella loro declinazione urbanistica. Pensiamo al ruolo decisivo per il successo di un film e per la recitazione di un’artista legato al contesto, architettonico appunto, dove il film è girato. Ma pensiamo ancora a come l’architettura, che possiamo considerare un’arte muta come la pittura e la scultura, faccia parlare gli spazi, i muri, le facciate”.
Possiamo fare degli esempi.
“Certo. Basti pensare ai contesti urbani divenuti esempi negativi come Le vele di Scampia o i Palazzoni di Secondigliano o di Corviale a Roma e invece, in opposizione, gli esempi positivi di caratterizzazioni come le Stazioni della Metropolitana di Napoli o di alcune Piazze. In sintesi ritengo che un’architettura responsabile della sua “voce” attraverso i suoi “silenzi” può riqualificare i cosiddetti “non luoghi” per come classificati dal filosofo e sociologo Marc Augé. Mi sento di affermare che architettura e cinema in fondo parlano linguaggi sovrapponibili fatti di immagini, parole, silenzi, espressioni che arrivano a chi guarda suscitando interesse ed emozioni”.
Per concludere.
“Per concludere mi sento di augurare lunga vita a questo Festival, soprattutto per la sua originalità e identità e per cercare la buona contaminazione con i luoghi dove si svolge e le persone che lo abitano, con una forte attenzione ai giovani e alla solidarietà come dimostrato anche dal premio conferito all’Associazione “La battaglia di Andrea” che tutela i diritti delle persone in difficoltà e delle loro famiglie.
Alberto Siculella