Qual è fino a questo momento l’eredità del governo Meloni a fronte dei proclami?
A oltre due anni dall’insediamento del Governo Meloni occorre riconoscere che le attese messianiche che alcuni nutrivano nei confronti di questo esecutivo, sulla base delle roboanti promesse della leader di Fratelli d’Italia, sono sostanzialmente svanite come semplice “flatus vocis”. La Meloni, infatti, aveva per anni favoleggiato di riforme radicali capaci di cambiare volto al Paese, incarnando, per l’ennesima volta nella storia repubblicana, quella voglia di cambiamento che per l’Italia è per lo meno allo stresso modo un disturbo infantile che una malattia senile.
Fonte: ItaliaOggi
Per fare un esempio della rivoluzione che, a parole, intendeva portare, del profondo cambio di rotta che intendeva imprimere al Paese sarebbe sufficiente citare il discorso della metà di giugno del 2022, prima della crisi di governo dell’esecutivo guidato da Mario Draghi, che avrebbe portato alle elezioni parlamentari di fine settembre dello stesso anno. In quella occasione l’attuale premier si era lasciata andare, in occasione di un comizio del partito spagnolo Vox in Andalusia, a un discorso pronunciato, in buono spagnolo, con voce stentorea, di cui qui si riporta la parte saliente. “Non ci sono mediazioni possibili, o si dice sì o si dice no. Sì alla famiglia naturale, no alla lobby Lgbt, sì all’identità sessuale, no alla ideologia di genere, sì alla cultura della vita, no all’abisso della morte. Sì alla’universalità della croce, no alla violenza islamista. Sì ai confini sicuri e no all’immigrazione di massa. Sì al lavoro dei nostri cittadini, no alla grande finanza internazionale. Sì alla sovranità dei popoli, no ai burocrati di Bruxelles. Sì alla nostra civiltà e no a coloro che vogliono distruggerla.”
Fonte: Openpolis
È evidente che una simile concione dai toni irruenti e risoluti stona non poco con l’atteggiamento che la stessa figura politica ha esibito nei mesi successivi, fin dalle prime fasi della campagna elettorale iniziata nemmeno un mese dopo e ancor di più, comprensibilmente, con quello che ha mostrato dopo aver assunto la carica di Presidente del Consiglio a fine ottobre dello stesso anno.
I risultati concreti riportati dal suddetto governo sono infatti incredibilmente modesti, per quanto si possa facilmente argomentare a favore del fatto che per il nostro Paese il solo sopravvivere sia un risultato tutt’altro che scontato e trascurabile, visto la condizione di molti dei nostri fondamentali economici.
Non si possono ovviamente addebitare a Giorgia Meloni le colpe dei fallimenti decennali della politica nostrana, ma è altresì evidente che, a fronte di promesse di completi cambiamenti di stato e trasformazioni profondissime, il poter vantare, come risultati principali della propria azione di governo, l’individuazione di una specifica di reato per i “rave parties” e farseschi respingimenti di migranti in Albania, al di là del tentativo di sbandierare i risultati economici ottenuti come eccezionali e senza precedenti, non rappresenta esattamente la migliore delle eredità possibili.
Alberto Fioretti